Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

mercoledì 25 giugno 2025

SI VIS PACEM PARA CIVITATEM

 





Durante un recente dibattito parlamentare, abbiamo ascoltato la Presidente del Consiglio pronunciare la famosa frase latina “si vis pacem para bellum”, spesso tradotta convenzionalmente con “se vuoi la pace, preparati alla guerra”

Ora l'origine di questa frase risale a vari autori latini fra i quali spicca Flavio Vegezio, funzionario aristocratico romano del V secolo, il quale scrisse un trattato: Epitoma rei militari, su richiesta dell'imperatore che, in quel periodo, era con molta probabilità, Teodosio II, in un'epoca imperiale di decadenza in cui la parte occidentale dell'Impero stava per dissolversi

Non è dunque questa massima figlia di un momento di splendore e di grandezza dell'impero, ma piuttosto di paura e di incipiente disgregazione, in cui bisogna essere sempre pronti allo stesso tempo a prepararsi alla guerra, ma anche a “pararla”, nel senso che il verbo latino “parare” esprime in uno dei suoi vari significati, cioè prepararsi, nel senso di difendersi e tutelarsi, che spesso allora consisteva nel deviare i conflitti da Oriente ad Occidente. Più o meno come fanno oggi i Paesi egemoni, nelle periferie del mondo

La frase è stata usata dalla Meloni per giustificare l'aumento delle spese militari che, secondo le indicazioni NATO, dovrebbe portare il nostro Paese, come altri, al 5% rispetto al PIL. Questo soprattutto per la minaccia di Trump di sganciarsi dalla difesa europea. Ipotesi altamente improbabile, dati i fortissimi interessi americani nella permanenza strategica delle loro basi, specialmente nel nostro Paese, dove ci sono più di cento istallazioni militari sotto il controllo diretto o indiretto della NATO. L'Italia accoglie circa dodicimila soldati americani, nelle basi NATO e nei principali punti strategici per la difesa e l'offensiva del fronte Sud che investe il Mediterraneo. Data la rilevanza assunta dal contesto mediorientale nella crisi bellica attuale, è molto facile capire come il nostro Paese diventi imprescindibile nel quadro strategico delle operazioni militari di tale scenario sempre più caldo.

Ma la Presidente del Consiglio ha legato le sue affermazioni anche ad un contesto di maggiore sovranità nazionale, asserendo che più un Paese è in grado di difendersi militarmente con mezzi adeguati e moderni, più può sottrarsi ad un destino di sudditanza rispetto ad altri ingombranti alleati che ne possono influenzare l'andamento geo strategico. Così come è allo stesso tempo necessario che tale Paese sia credibile, portando avanti gli impegni presi a livello internazionale

Tutto ciò potrebbe apparire come una giustificazione valida, per un programma piuttosto oneroso di investimenti che può produrre risultati vantaggiosi in termini economici, per il nostro Paese, se soprattutto verranno finanziate industrie militari italiane, ma, se gli investimenti andranno soprattutto verso l'acquisto di armi dall'estero in Europa per esempio dalla Germania, oppure dagli USA, evidentemente l'effetto sarà solo di dissanguare le casse dello Stato, aumentando vertiginosamente il debito e incrementando tagli che già ad esempio, nel settore scolastico e in quello sanitario, si stanno rivelando rovinosi.

Ma la domanda piuttosto è, a prescindere dalla entità delle spese militari, l'Italia è in grado di esercitare una politica autorevole soprattutto nel contesto mediterraneo e mediorientale, a prescindere da quelle che sono le indicazioni dell'amministrazione americana?

Quanto conta in Europa il Paese che accoglie più basi militari nel suo territorio nel nostro continente dopo la Germania?

Sicuramente, rispetto agli anni passati, ed in particolare agli ultimi del secolo scorso, il nostro ruolo risulta altamente depotenziato, per non dire affidato anche di recente a degli incompetenti.

Se è molto difficile risalire la china in questo periodo, per ragioni di consensi (la gente non vota più) e di risorse che scarseggiano notevolmente, è altresì fondamentale non perdere, in nome di questioni apparentemente emergenziali, la tenuta democratica e la sovranità parlamentare. A tal proposito bisogna dire che quando la Presidente del Consiglio, assicura che ogni decisione che riguardi una partecipazione del nostro Paese a imprese militari dovrà passare per un dibattito parlamentare, va sicuramente apprezzata. Specialmente considerando che lo stesso Trump ha agito senza alcuna autorizzazione da parte del suo Congresso

La tradizione dell'impegno militare italiano è soprattutto quella di garantire un ruolo di mantenimento della pace, con opportune iniziative sia per la mediazione durante i conflitti sia per la tutela delle loro vittime e dei profughi e rifugiati che ne derivano.

A questo quindi vanno principalmente destinate le risorse militari se proprio si deve incrementarle, ad apparati logistici, tecnologici di avanguardia (perché la guerra ormai è soprattutto hakeraggio), a strutture medico militari, a infrastrutture che consentono di agevolare gli aiuti in Paesi colpiti dalla guerra (costruzione di ponti, strade, ospedali) e in particolare a rafforzare e dotare di mezzi avanzatissimi e sofisticati, il sistema di intelligence, per esempio facendo apprendere al personale militare le lingue dei Paesi in cui si deve operare. Non è quindi soltanto comprando cannoni, missili, droni, aerei, o carri armati che si costruisce un efficiente apparato di Difesa agile e moderno, adatto alle sfide dei nostri tempi.

Resta il nodo della cosiddetta “Difesa Europea”, molti reclamano un esercito europeo con le sue divise, bandiere e comandi unificati. A ben guardare però in Europa, così come è, e non come vorremmo che fosse, tale velleità appare piuttosto come un'Araba Fenice, cioè che tutti sanno che ci sia, ma solo sulla carta, e però dove concretamente sia nessun lo dice.

L'Europa è stata in passato il continente più feroce e guerrafondaio al mondo, si è logorata nelle guerre intestine diventate mondiali, e causate dai suoi nazionalismi contrapposti che hanno avuto come unico risultato il ridurla in macerie più di ottant'anni fa e renderla succube di due potenze contrapposte che, da allora, non hanno mai finito di osteggiarsi, spartendosi l'egemonia nel nostro continente

Tuttora Russia e Stati Uniti si contendono la loro supremazia in Europa, e pensare che tutti gli europei, anche nei Paesi occidentali stiano tutti dalla parte degli Stati Uniti, è una pia illusione. Per cui se, puta caso, avessimo un confronto militare diretto tra i due blocchi, non pochi sarebbero i casi di guerra civile anche nei vari Paesi europei

E' pertanto indispensabile non solo non partecipare ad un confronto militare diretto con la Russia, sapendo arginare e trovando finalmente una soluzione diplomatica alla crisi ucraina, ma è anche fondamentale ristabilire un equilibrio nei rapporti internazionali, diplomatici ed economici tra UE e Russia, tenendo anche conto del fatto che la Russia ha giocato un ruolo importantissimo nel contrasto all'espansione del terrorismo islamista.

Attualmente con il suo minaccioso riarmo la Germania non sembra comprendere la necessità vitale per i suoi interessi e per quelli europei, di una nuova Ostpolitik, cioè di una fondamentale opera di distensione e pacificazione ad Est dei confini della UE, cercando di svolgere una opportuna mediazione tra UE e Russia, ma puntando piuttosto a contrastare quella che viene considerata una minaccia, con un'altra mediante l' incremento vertiginoso del riarmo, uguale ed inversa

Sicuramente la Russia sta approfittando di questo scollamento tra UE e USA per ottenere la maggior parte dei risultati territoriali possibili, con l'obiettivo di umiliare il governo ucraino, trascurando ogni sua esigenza di tutelare la propria sovranità nazionale.

Per gli americani, l'Ucraina non è più una priorità, e pare che stiano lasciando che il governo ucraino vada a logorarsi fino a che non sarà costretto alla resa, la “martoriata ucraina” trova sempre meno spazio anche nelle omelie, ma continua a soffrire bombardamenti sempre più pesanti, che non saranno certamente fermati da una schiera di “volenterosi” facenti capo o alla Gran Bretagna o alla Francia, perché di europei pronti ad immolarsi per l'Ucraina ce ne sono sempre meno

Il timore maggiore, dunque, per una Europa che non è ancora capace di agire all'unisono ed è tenuta insieme soprattutto dalla sua burocrazia e dalla sua moneta, è che vada incontro ad una nuova epoca di riarmo in ordine sparso con obiettivi non solo divergenti, ma anche rischiosamente contrapposti, quando entrano in gioco ruoli di primo piano nel continente, che ci ricordano tristemente ere napoleoniche o hitleriane.

E' quindi indispensabile rafforzare, in un momento come questo, l'alleanza con gli USA, contando sul fatto che se Trump con le sue velleità altalenanti, prima o poi dovrà lasciare il comando, il rapporto tra gli Stati Europei e gli USA dovrà conservare i suoi obiettivi di tutela delle libertà fondamentali, di prevenzione delle crisi belliche internazionali, di contrasto ad altre egemonie di Stati con straripanti interessi continentali che al loro interno non manifestano alcuna alternanza democratica e sono retti da capi di Stato praticamente inamovibili per decenni, silenziando ogni sorta di opposizione.

Ci sono forze politiche anche in Italia che tendono a dipingere gli USA esclusivamente come un Paese guerrafondaio ed imperialista, in fondo le stesse che erano collaterali al partito comunista più forte dell'Occidente fino alla caduta del Muro di Berlino, con il solo risultato che nel nostro Paese la guerra civile iniziata nel 1943, con l'8 settembre, è perdurata per decenni nel dopoguerra in modo strisciante e violento, portando a pericolose collusioni tra apparati ideologici estremisti e velleitari e terrificanti organizzazioni criminali, mietendo così vittime innocenti, nei treni, nelle piazze e nelle stazioni, colpendo anche le menti più illuminate del nostro Paese.

Gli Stati Uniti sono un Paese pieno di contraddizioni, ma che conserva ancora una capacità di rinnovarsi e mettersi in discussione, soprattutto osservando personaggi come Sanders e le manifestazioni oggi crescenti ed imponenti contro Trump, in particolare nelle università e in California, questo in altri Paesi come la Russia o la Cina non accade.

Ovviamente noi dobbiamo avere un ruolo credibile ed affidabile, specialmente proseguendo la politica del dialogo con tutti, persino con un criminale di guerra come Netanyhau, perché grazie a questo dialogo anche col “demonio”, siamo riusciti a mettere in salvo più palestinesi rispetto a tutti gli altri Paesi europei e a portare la maggiore quantità di aiuti a Gaza che altri non sono riusciti a portare

La politica trumpiana fatta soprattutto di grosse dichiarazioni presto ridimensionate dai fatti, prima o poi si ridimensionerà o imploderà, un legame di civiltà invece non può e non deve implodere né deflagrare. L'Europa non deve fare a gara per chi si riarma di più, deve conservare il suo livello fondamentale di civiltà, di democrazia, di collaborazione e di tolleranza, incrementandolo tanto più quanto altrove esso regredisce

Perché sono sempre le armi della civiltà a prevalere, e anche quando un popolo sembra sconfitto, esso è invece destinato a vincere sul suo vincitore.

Se infatti i Romani dicevano “si vis pacem para bellum”, allo stesso tempo riconoscevano che “Graecia capta ferum victorem cepit”

Così una rinnovata Europa di cui nessuno oggi può fare a meno, pur essendo stata vinta da USA e URSS (oggi Russia), può e deve vincere, non solo in armi ma soprattutto in civiltà, i suoi rozzi vincitori di ieri e di oggi


Carlo Felici


lunedì 23 giugno 2025

THE FAKEMAKER



 In pieno Far West, in America nel 1873 circa, si diffuse una pistola “rivoluzionaria”, non più ad avancarica ma a retrocarica con tamburo rotante e a single action, capace cioè di sparare a ripetizione con una sorprendente continuità di fuoco solo alzando il cane ogni volta. Fu la pistola che ebbe più successo nel West e che era destinata a dirimere le sfide per portare la pace in quei territori in cui l'amministrazione centrale stentava ad esercitare il suo controllo, tramite i suoi sceriffi, giudici o le giubbe blu dell'esercito. E' quella pistola che tuttora fa da protagonista nei film western che rievocano quelle vicende anche se sicuramente edulcorandole

Ebbene quella pistola si chiamava Peacemaker, poiché in un modo o nell'altro portava la pace, in quanto ogni cosa era destinata a risolversi tramite il suo operato, e la pace, anche eterna, arrivava prima o poi, a seconda della destrezza con cui veniva impugnata

A distanza di oltre un secolo, colui che è stato eletto Presidente degli Stati Uniti, chiamandolo “il nuovo sceriffo in città” e auto nominandosi proprio col nome di quella pistola: “Peacemaker”, poiché al suo primo insediamento esordì dicendo: “io non inizio le guerre, le finisco”, ebbene questo presunto “Peacemaker” pare si riveli molto presto come un “Fakemaker”, cioè un fabbricante di corbellerie, uno che appunto un milanese chiamerebbe pure un “pistola”, cioè potremmo dire un “cazzone”, uno che non brilla certo per qualità strategiche o intellettive.

Avendo condotto una campagna elettorale all'insegna dell'America First, si è fatto pienamente imbambolare dal “Netanyahu first" E quell'America che un tempo esercitava la sua leadership nel mondo dettando l'agenda strategica ai suoi alleati, ora pare invece seguire pedissequamente le esigenze del suo alleato principale, senza nemmeno criticarlo minimamente.

Netanyahu vuole spianare Gaza, e deportare i palestinesi? Bene, Trump promette di farci un paradiso turistico con tanto di casinò e resorts, senza minimamente curarsi delle povere vittime innocenti, specialmente donne e bambini che muoiono quotidianamente sotto i bombardamenti israeliani

Netanyahu che sente la sua stessa popolazione protestare per il perdurare di una guerra inutile e dannosa, accusa il Paese più controllato al mondo dall'Agenzia Atomica Internazionale che non conferma, di produrre la bomba atomica e lo bombarda senza curarsi di nessuno? Bene, (anzi male) Trump lo segue e manda i suoi bombardieri strategici a bombardare siti da cui l'uranio è stato già tolto, solo per esibire una potenza militare nel mondo e far contento il suo principale socio.

Ma lo fa, ed è questa la cosa più grave per la democrazia americana, senza consultare nessuno, avvertendo solo il suo principale alleato militare: la Gran Bretagna, e soprattutto senza consultare né avvertire il Congresso, non essendo gli USA minacciati, ma avendo intrapreso una azione di guerra contro un altro paese sovrano che non aveva attaccato gli Stati Uniti.

Ovviamente i media imbambolati dal politically correct a senso unico di genuflessione verso l'amministrazione attuale americana, evitano di sottolineare questo grave vulnus non solo verso il diritto internazionale, ma soprattutto verso gli elettori statunitensi e verso la loro democrazia

Certamente se un presidente con un curioso cappellino in testa, decide quando gli pare di fare la guerra a chi gli pare mentre qualcuno dei suoi collaboratori fa le corna, questa sarebbe una ottima sequenza per un film comico, ma un po' meno decisamente se effettivamente si tratta concretamente del Presidente degli Stati Uniti, forse più che un impeachment occorrerebbe un trattamento sanitario.

Fatto sta che però Trump non è così folle come sembra, sa infatti benissimo che l'Iran avrà ben poco da una Russia che ha deciso di avere ottimi rapporti con Israele, tenendo conto anche del fatto che i principali sostenitori di Netanyahu, sono proprio in maggioranza tra gli emigrati sovietici prima e  russi poi in Israele e che Israele non si è sognata minimamente di varare sanzioni alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina. Sa anche che la Cina è solo interessata ai suoi affari, come sempre, e l'unica cosa che le interessa, è che lo stretto di Ormuz non venga chiuso, come d'altronde alla maggioranza di coloro che fanno affari nel mondo. Inoltre sicuramente Trump ha calcolato che l'Iran non ha paesi amici od alleati nell'area mediorientale, in quanto Paese sciita in un contesto prevalentemente sunnita. Infine probabilmente non gliene importa nulla del cambiamento di regime in Iran, anche se una volta dice di non volerlo, poi subito dopo il suo contrario, come spesso accade con tale personaggio. Anzi, in fondo, sta facendo un grandissimo favore al regime in atto, perché le proteste, che stavano crescendo, in tal modo, con la guerra in atto, si bloccano di sicuro e anche gli oppositori, in nome della difesa dell'integrità nazionale, tornano a cuccia

Esattamente come sta accadendo in Israele che, prima dell'attacco all'Iran, era sull'orlo di una guerra civile, con manifestazioni di protesta quasi quotidiane. Mentre ora tutti zitti e rintanati nei rifugi

Si ripete in grande lo stesso giochetto tra Israele ed Hamas, l'uno attaccando l'altro in uno stato di permanente conflitto, è destinato a diventare il suo “migliore nemico”, quello che maggiormente può garantire consenso emergenziale ad un governo liberticida e corrotto

Tutti i regimi autoritari cercano di restare in piedi, usando la guerra, persino il fascismo, in crisi di consensi, fece tre guerre in 20 anni, sperando di salire sul carro del vincitore e devastando l'Italia e costringendola ad un futuro di vassallaggio. In Grecia lo stesso, il regime dei colonnelli cadde in seguito ad una guerra. In Spagna e Portogallo la caduta dei regimi fu dovuta a conflitti coloniali

Ora si tratta semplicemente di vedere quanto potranno resistere il regime iraniano e quello israeliano bombardandosi a vicenda, sapendo però perfettamente, e lo hanno dimostrato i mercati per primi, che nessuno li seguirà in tale scellerata escalation

Lo sanno anche gli USA che sono partiti, per la loro missione “martello di mezzanotte”, dal loro Paese e non dalle basi dei loro alleati. Probabilmente lo sa anche Israele che, dopo il suo attacco che ha mandato all'aria le trattative in corso, è sottoposta quotidianamente al “mazzarocco missilistico di mezzogiorno”..e oltre

Speriamo lo sappia almeno l'ONU o il suo fantasma che ha riunito con un certo ritardo e su richiesta iraniana, il Consiglio di Sicurezza. A tal proposito rileviamo che la maggior parte dei Paesi membri, non ha condannato gli USA per l'attacco immotivato ad un Paese sovrano, ma ha semplicemente espresso una censura per l'escalation militare del conflitto tra Israele e l'Iran e soprattutto per le tragiche conseguenze sulla popolazione civile

La questione della bomba all'Iran assomiglia tremendamente alle armi di distruzione di massa di Saddam, mai trovate e mai minimamente confermate

L'Iran non è l'Irak, ha resistito nei millenni a notevoli invasioni, persino a quella Romana, quindi una guerra sul campo in quel Paese non è minimamente immaginabile

Gli USA dopo la guerra di Corea, che sostanzialmente finì in un pareggio, non hanno più vinto palesemente nessun'altra guerra. In Irak la situazione è tuttora instabile, in Afghanistan sono stati messi in fuga dai talebani e nel mondo la loro credibilità internazionale è fortemente compromessa.

E' davvero sconfortante osservare come, nonostante le promesse elettorali di Trump che si era accreditato seriamente come Pacemaker, dicendo che avrebbe fatto finire le guerre in un batter d'occhio, oggi accada l'esatto contrario, perché le guerre con lui, non solo perdurano ma si stanno anche incrudelendo.

L'Europa non si lasci coinvolgere e faccia della sua inerzia una virtù mediatrice, perché una guerra non perdura mai all'infinito e perché poi c'è sempre da lavorare per spalare le macerie. E dica chiaramente a Trump che il suo destino non è quello di un Peacemaker, ma di fatto quello di un Fakemaker, sperando che, di fronte alle proteste montanti del suo popolo, non agisca come i regimi e scateni una guerra più vasta.

I latini dicevano “bis peccare in bello non licet”...però ci pare, francamente, che finora di errori ne siano stati commessi ben più di uno, e per la pace nel mondo non possiamo certo affidarci agli scongiuri dello staff militare di Trump.


Carlo Felici


mercoledì 18 giugno 2025

IL PERDURANTE LAMENTO DELLA PACE





 “Perché questa pace si diffonda io impiegherò ogni sforzo. Dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo! Le armi possono e devono tacere

Passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime.”

Queste parole altisonanti e profetiche di Papa Leone XIV risuonano in un mondo sempre più lacerato dalla guerra, che si sta pericolosamente estendendo dall'area mediorientale verso orizzonti più vasti, rischiando di incendiare gran parte del pianeta

Le vittime innocenti stanno crescendo a dismisura, dalla Palestina all'Ucraina ad Israele all'Iran, ed è assolutamente sconfortante come questo millennio nato dalle ceneri di un XX secolo che ha visto le guerre più devastanti di tutta la storia dell'umanità, sia iniziato ormai per un suo quarto di secolo, con un susseguirsi ininterrotto di conflitti

E' davvero ancora l'umanità così stolta e imbecille? Merita ancora di vivere su questo pianeta illudendosi di essere fatta “a immagine e somiglianza di Dio”?

Più di cinquecento anni fa un illustre umanista, Erasmo da Rotterdam, scriveva, nel 1517 un'opera memorabile dal titolo “Querula pacis” Tradotto con “Il lamento della pace” ma, ad intendere bene la parola “querula”, dal significato più preciso: “la lamentevole denuncia della pace” Querolus infatti viene da quaero, che significa anche interrogo, denuncio da cui “querela”

Questa “Querula pacis”, dunque, ci interroga tuttora con parole veementi, dopo mezzo millennio, a cui non sappiamo ancora rispondere con adeguato senso di responsabilità

Vale la pena di ricordare e stamparsi nella mente le parole di Erasmo: "Ecco, vi parlo, io, la Pace, ultima delle creature che vive ancora sulla terra, che gli uomini non sopportano e che vorrebbero bandire dal loro consorzio." e ancora: "Se i mortali mi osteggiassero, scacciassero e respingessero, benché innocente, ma almeno con loro vantaggio, dovrei deplorare soltanto l'ingiustizia fatta a me e la loro iniquità, ma poiché nello sbandirmi cacciano lontano da sé la fonte di tutte le umane felicità e si attirano un oceano di sciagure..." a significare che la rinuncia alla pace corrisponde al suicidio dell'umanità

Ricordiamo anche quelle sue parole che riecheggiano le medesime dello stesso Cicerone, anche lui vissuto in un'epoca di conflitti laceranti, di cui fu pure vittima

«Personalmente, non smetto di esortare alla pace, che, per quanto ingiusta, è sempre meglio della guerra più giusta con i concittadini» “Equidem ego ad pacem hortari non desino, quae vel iniusta utilior est quam iustissimum bellum”

Tanto più valida oggi quanto riesce sempre più difficile, a seconda dei pesi e delle misure, dirimere una pace “giusta” da una “ingiusta”, così come ovviamente una guerra “giusta” da una “ingiusta”, sempre che si possa parlare di guerre “giuste”, il cui unico risultato sono  specialmente, dal secolo scorso in poi, sempre più le migliaia o addirittura i milioni di vittime innocenti.

E' giusta la guerra di difesa da una aggressione, in Ucraina, ma non in Palestina, di fronte ad un palese sterminio di popolazione innocente? E' giusta la “guerra preventiva” di Israele all'Iran, per evitare la proliferazione nucleare, ma non “è giusta” quella della Russia per evitare la stessa proliferazione nucleare ai suoi confini?

E' evidente che se si adotta una ragione manichea dal proprio punto di vista, con tutte le giustificazioni, in ogni caso esse, anche di fronte alla ragione di un bambino, sono destinate a cadere miseramente, all'apparire della realtà, per quanto possa essere edulcorata dai media.

Oggi il mondo è profondamente cambiato rispetto alle generazioni che vissero, specialmente nei Paesi Occidentali, la guerra sulla loro pelle, quelle generazioni stanno sparendo con la loro memoria, lasciando il posto ad altre che la guerra la conoscono solo “virtualmente”, attraverso i media, cinegiornali, film, o addirittura videogames. Ed è del tutto evidente che non si ha lo stesso atteggiamento responsabile e non si prova lo stesso “thauma” nei confronti di un fenomeno così dirompente e distruttivo se non lo si è patito in prima persona, oppure se si è abituati a vederlo sullo schermo, anzi, subentra addirittura una sorta di assuefazione.

Erasmo, da intellettuale dell'epoca, sentiva su di sé il peso di una responsabilità che, maturando nel corso del tempo, portò all'affermarsi della ragione, anch'essa purtroppo debordata nel fanatismo e nel terrore, ma che progressivamente, portò all'affermazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino, alla nascita della democrazia moderna e alle istituzioni che dovrebbero tuttora garantire pace, prosperità e progresso ai popoli della Terra.

Oggi gli intellettuali, di fronte a questa sfida epocale, che pare essere raccolta prevalentemente da una Chiesa che si sente per questo sempre più in trincea, paiono latitanti, oppure imbrigliati nei talk shows dal politically correct, e forse bisogna proprio ringraziare Dio che almeno i Papi che si sono susseguiti negli ultimi anni, specialmente Francesco e Leone, spendano gran parte delle loro energie per assolvere a questo compito che appare sempre più sovrumano

Quella che manca, a parere di chi scrive ed ha speso gran parte della sua vita ad insegnare la cultura della pace attraverso le materie umanistiche, non trascurando la geografia con prospettive antropiche, è proprio quello che dovrebbe essere l'orientamento principale dell'agenda educativa del Terzo Millennio.  Tutte le materie scolastiche dovrebbero convergere verso una unica consapevolezza didattica: data dalla semplice affermazione che “se la Terra può fare a meno di noi, noi non possiamo fare a meno della Terra”, perché come illustrato anche nella enciclica “Laudato sì”, ormai i conflitti sociali e politici sono strettamente ed indissolubilmente interconnessi con quelli ambientali, dato l'impatto che le guerre hanno sempre di più sulle risorse alimentari e sulle materie prime del pianeta

Grande profeta di questa cultura della Pace (con la P maiuscola perché prioritaria rispetta ad altri valori di cui risulta inclusiva) fu Ernesto Balducci, il quale sebbene scomparso prematuramente più di 30 anni fa, resta attualissimo nel suo reclamare il fatto che “una strategia della pace, oggi, presuppone una vera e propria rivoluzione culturale” a cui si accompagni, aggiungiamo, una rivoluzione politica nel rendere prioritaria l'affermazione pacifica di personaggi che mettano al primo posto la cultura della Pace in ogni sede internazionale, e non cedano alle lusinghe manichee dello schierarsi con questi o quelli, gli contro gli altri armati. Che non buttino preziose risorse economiche in armamenti, destinandole piuttosto al lavoro e alla cura dei cittadini

Ai tempi di Balducci, si prospettava un mondo ecumenicamente proiettato verso orizzonti globali, ma era ancora sul nascere un modello di globalizzazione poi affermatosi, fondato prevalentemente sull'accumulo di profitto e capitali senza regola alcuna a convogliarne il flusso verso una maggiore equità e giustizia sociale. L'ascensore sociale si è sostanzialmente fermato, e masse sempre più cospicue di migranti spesso inconsapevoli dei loro diritti fondamentali, sul lavoro, affluiscono nei paesi occidentali, abbassando notevolmente il costo del lavoro e incrementando lo sfruttamento.

Siamo arrivati al paradosso che, anche quando al popolo è data democraticamente la possibilità di tutelare tali diritti, mediante referendum, il popolo stesso ci rinuncia, per sfiducia, mancanza di interesse e scarso senso di appartenenza alla cittadinanza fatta di diritti e doveri.

E' evidente che, in tal modo, non può che affermarsi una cultura del si salvi chi può, magari avendo risorse ereditate oppure avendole acquisite senza scrupoli con attività al limite del lecito, se non addirittura debordanti nell'illecito.

La cultura della pace è la cultura della responsabilità, perché non si è mai liberi senza essere responsabili (saremmo infatti solo dei barbari predoni) e mai responsabili senza essere liberi (saremmo infatti solo degli schiavi). Questo vale sempre, sul piano interpersonale, come su quello politico e sociale, ed ancora di più su quello del diritto internazionale

Invece specialmente l'uso dei media in palmo di mano ci ha assuefatto ad una sorta di ego minuscolamente dilatato in senso globale, trasferendo anche la nostra intelligenza emotiva in una sorta di macchina da social, ad un perfetto assetto alienante, in cui perdiamo di vista i veri rapporti umani. Quelli in cui ci si guarda negli occhi e si muta espressione con il variare della vita stessa, consapevolmente attenti alla cura reciproca e alle interconnessioni emotive

Così sembriamo sempre più incapaci di vivere indipendentemente da quella che appare ormai una protesi indispensabile dell'essere umano di questo secolo, capace anche di controllarlo in ogni suo movimento e di colpirlo se necessario

Mai una schiavitù nel corso della storia umana è mai stata così facilmente mistificata mediante le vesti della libertà.

Ma è ancora possibile non perdere la ragione costruttiva anche nella difficilissima crisi internazionale che si è andata configurando negli ultimi mesi

In questo spicca l'operato del premier socialista spagnolo Sanchez

Egli infatti ha dichiarato: “La Repubblica Iraniana è responsabile di grandi crimini verso la sua popolazione e soprattutto verso le donne

Ma l'ultimo che può mettersi dalla parte dell'accusatore è un criminale genocida come Netanyhau ed il suo governo reazionario e razzista. Un governo che ha massacrato 70.000 persone (gran parte donne e bambini) che segue un progetto di pulizia etnica verso il popolo palestinese.

Sono solidale con gli ebrei che hanno avuto il coraggio di condannare gli atti infami di Netanyhau, mostrando grande coraggio” Sapendo così esprimere una sua voce autentica rispetto ad un certo coro conformemente unanime

E' sempre più evidente che la guerra non farà che zittire tutti coloro che potevano protestare nella stessa Israele reclamando al contempo la liberazione di tutti gli ostaggi e la fine del massacro a Gaza, così come in Iran prevarrà lo spirito bellico in nome della patria da difendere, zittendo e massacrando ogni opposizione. Le guerre nascono per motivi precisi, e principalmente per mantenere al potere a tutti i costi chi lo ha conquistato e non vuole cederlo, e per trarre vantaggi economici, l'analisi della storia, in questo senso fatta da Marx, mediante il suo Materialismo Storico, è tuttora fondamentale ed attualissima. Le guerre sono fatte tuttora per accumulare profitti e incrementare autoritarismo e sfruttamento di classi sociali su altre, e manie di potere liberticide

La gente che non si mobilita o non protesta contro di esse, è destinata a subirle

Soprattutto quella che reagisce al subdolo appello del “dulci e decorum pro patria mori”, del sacrosanto e giusto dovere di morire per la Patria. In un mondo dai confini dilatati, in cui la Patria è il pianeta stesso, messo a rischio, seriamente, dalle armi atomiche alle forme più invadenti di inquinamento, persino pandemico, che ormai hanno persino modificato il clima, il motto che ci deve tornare alla mente è sempre quello di Erasmo: “Dulce bellum inexpertis” La guerra può essere bella solo per chi non l'ha provata sulla sua pelle.

E statene sicuri, quelli che da sempre ne traggono profitto, vendendo e manovrando armi ed eserciti, ormai con la tecnologia più avanzata, non la proveranno mai sulla loro pelle, protetti dai loro paradisi fiscali, dai loro bunker, dalle località più remote e segrete. Si limiteranno a spingere un bottone mandando in malora tutto il resto, anche quando non ci sarà più nulla da mandare in malora

La Pace tuttora esprime il suo accorato lamento e la sua angosciante richiesta di fermarli, non più in nome solo della umanità, ma in nome di quello ormai di tutte le creature della Terra. Perché, ricordiamocelo con le parole di Erasmo: “La guerra è solo un oltraggio alla ragione”


Carlo Felici