Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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martedì 4 febbraio 2025

ITACA IL RITORNO

 




Il film “Itaca, il ritorno” ci offre una nuova prospettiva per scrutare un mito e un topos, cioè una storia che è stata una delle fondazioni, se non proprio la fondazione per eccellenza, della letteratura occidentale ed un luogo non solo della memoria, ma anche dell'animo e della profondità della nostra psiche

E' il ritorno dell'eroe nella sua Patria, Odisseo, come giustamente viene chiamato col suo originario nome greco, approda ad Itaca e affronta l'ultima fase del suo destino.

Sballottato dai marosi e da divinità avverse o invidiose, il politropos, l'uomo dalle mille risorse mentali, torna ormai nudo nella sua terra e deve riscattare il suo nome, il suo rango e la sua sposa dalle insidie dei pretendenti che aspirano a lei e contemporaneamente al trono di Itaca.

Il protagonista è uno straordinario Ralph Fiennes scolpito nella sua nudità segnata dal tempo e intatto nella sua carica espressiva con una intramontabile Juliette Binoshe dopo quasi 30 anni dal “Paziente inglese” ancora a recitare insieme.

La sceneggiatura a tre mani, quelle di Pasolini, Edward Bond e John Collee ci offre uno sguardo nuovo su un personaggio intramontabile che ha riempito migliaia di pagine di letteratura antica e moderna. Anche il “nostos”, il tema del ritorno, come metafora esistenziale e non solo come esperienza itonerante, è piuttosto ricorrente anche nell'antichità. Basti solo pensare al De Reditu (Il ritorno) di Rutilio Namaziano come struggente viaggio all'interno di una civiltà romana in disfacimento, o anche all'Ulisse di Joyce come straordinario percorso interiore negli oscuri meandri della psiche umana.

Ulisse è il protetto di Atena, la dea della phronesis, la saggezza del saper fare la cosa giusta anche nelle circostanze peggiori, la dea che ha dato il nome alla città madre della civiltà ellenica.

Ulisse incarna quella figura umana che è prototipo dell'agire, dell'estraniarsi e del saper tornare, anche se completamente trasformati o nudi, alla propria identità

Ed il film inizia proprio così, con un Odisseo nudo sbattuto sulla sua isola dalla sua nemesis, dall'aver saputo vincere una guerra, ma senza bottino, senza nemmeno riportare i suoi compagni a casa. Finalmente vediamo un Odisseo che non ha l'orgoglio del re tradito, la smania di riprendere una moglie perduta, o la brama di riconquistare il potere.

Vediamo un Odisseo che torna in Patria profugo, ormai estraneo ai suoi luoghi più famigliari e la cui missione è più salvarsi e salvare i suoi cari da una imminente caccia all'uomo, che ritrovare trionfante il suo trono, vediamo un uomo messo a nudo da un destino che, come compenso per avere distrutto una città e una civiltà con tutte le sue vittime innocenti, gli ha tolto tutto, mettendolo a nudo, lo ha privato di tutto, tranne la sua caparbia astuzia.

Ma proprio con quella saprà ritrovare il suo talamo nascosto e condividere la sua nostalgia con una sposa ancora fedele ad un uomo, con tutte le sue debolezze, e non ad un eroe di una guerra vinta ma perduta al tempo stesso. La maschera dell'uomo segnato dal tempo e dalle sue disavventure, Ralph Fiennes ha saputo indossarla magnificamente anche senza tanti artifici, e nella sceneggiatura c'è un punto in cui anche la vendetta feroce, accompagnata dal ménos, il sacro furore, si arresta stupefatta proprio davanti al peggiore antagonista di Odisseo, un Antinoo che quasi aveva fatto breccia nel cuore di Penelope per l'ostinato desiderio di amarla come donna anziché come regina, tanto da volere la morte del suo figlio, per non avere nessun antagonista. E proprio Telemaco sarà il suo giustiziere, mentre sua madre urla di non farlo.

Ciascuno di noi ha dentro un Odisseo, ciascuno di noi si perde nel corso della vita, nelle più variegate vicissitudini quotidiane, da quelle più banali a quelle più tragiche. Ma ognuno di noi conserva la nostalgia del suo genius loci, quella dimensione esistenziale originaria, quella età dell'oro della psiche, a cui fare ritorno disperatamente nel corso di tutta una vita. Talvolta è un genitore, talvolta un congiunto, talvolta un figlio, talvolta un nonno, una spiaggia, un bosco, una casa, persino uno sgabuzzino per nascondersi. Itaca non è mai troppo lontana per chi ha un cuore e non dimentica di averlo. “τέτλαθι δὲ κραδίη, καὶ κύντερον ἄλλο ποτ᾽ ἔτλης” «cuore sopporta, soffristi dolori anche più “mordaci”» (Odissea XX, 18)

Carlo Felici

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