La libertà di riunione è sancita dalla Costituzione ed è il fondamento di una ogni democrazia che possa concretamente chiamarsi tale.
La nostra Costituzione la regola con l'articolo 17, in merito ad esso la Corte Costituzionale ha precisato che sono «atteggiamenti sediziosi penalmente rilevanti» solo quelli che implicano ribellione, ostilità, eccitazione al sovvertimento delle istituzioni pubbliche e che risultino in grado di causare un evento pericoloso per l’ordine pubblico.
Si evince che, in tutti gli altri casi, previa autorizzazione in seguito a comunicazione agli organi di polizia, ogni manifestazione è lecita.
Questa libertà, come tante altre è stata una conquista dello Stato democratico nato con la lotta antifascista e con la nostra Costituzione.
Già infatti nel 1926 il fascismo, in una situazione per altro emergenziale in cui gli attentati al Duce erano piuttosto frequenti, cominciò a limitare i diritti dei cittadini, ponendo seri limiti alla libertà di riunione. In particolare Tra le LEGGI FASCISTISSIME del 1926, infatti troviamo la seguente norma
CAPO I. DELLE RIUNIONI PUBBLICHE E DEGLI ASSEMBRAMENTI
IN LUOGHI PUBBLICI.
ART. 18. (ART. 17 T.U. 1926).
I PROMOTORI DI UNA RIUNIONE IN LUOGO PUBBLICO O APERTO AL PUBBLICO DEVONO DARNE AVVISO, ALMENO TRE GIORNI PRIMA, AL QUESTORE.
È CONSIDERATA PUBBLICA ANCHE UNA RIUNIONE, CHE, SEBBENE INDETTA IN FORMA PRIVATA, TUTTAVIA PER IL LUOGO IN CUI SARÀ TENUTA, O PER IL NUMERO DELLE PERSONE CHE DOVRANNO INTERVENIRVI, O PER LO SCOPO O L'OGGETTO DI ESSA, HA CARATTERE DI RIUNIONE NON PRIVATA.
I CONTRAVVENTORI SONO PUNITI CON L'ARRESTO FINO A SEI MESI E CON L'AMMENDA DA LIRE MILLE A QUATTROMILA. CON LE STESSE PENE SONO PUNITI COLORO CHE NELLE RIUNIONI PREDETTE PRENDONO LA PAROLA.
IL QUESTORE, NEL CASO DI OMESSO AVVISO OVVERO PER RAGIONI DI ORDINE PUBBLICO, DI MORALITÀ O DI SANITÀ PUBBLICA, PUÒ IMPEDIRE CHE LA RIUNIONE ABBIA LUOGO E PUÒ, PER LE STESSE RAGIONI, PRESCRIVERE MODALITÀ DI TEMPO
E DI LUOGO ALLA RIUNIONE.
I CONTRAVVENTORI AL DIVIETO O ALLE PRESCRIZIONI DELL'AUTORITÀ SONO PUNITI CON L'ARRESTO FINO A UN ANNO E CON L'AMMENDA DA LIRE DUEMILA A QUATTROMILA. CON LE STESSE PENE SONO PUNITI COLORO CHE NELLE PREDETTE RIUNIONI PRENDONO LA PAROLA. NON È PUNIBILE CHI, PRIMA DELL'INGIUNZIONE DELL'AUTORITÀ O PER OBBEDIRE AD ESSA, SI RITIRA DALLA RIUNIONE.
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LE DISPOSIZIONI DI QUESTO ARTICOLO NON SI APPLICANO ALLA RIUNIONI
ELETTORALI.
Sarà bene considerare attentamente questa legge di allora, soprattutto per quanto riguarda le pene, che, nella fattispecie, prevedevano al massimo UN ANNO.
Ebbene, oggi con il decreto che è stato emanato dal governo, per impedire gli assembramenti chiamati “rave” (ma nel decreto il "rave" non è menzionato), le pene comminate arrivano FINO A SEI ANNI, anche se c'è chi parla di ridurle a quattro che sono sempre di più di quelle previste dal fascismo.
Il decreto, sarà bene sottolinearlo, arriva in una situazione non emergenziale e reca con sé una chiara matrice ideologica.
I fatti dimostrano palesemente che le Forze di Polizia sono in grado di procedere con le leggi attuali, in modo che l'incolumità, la salute pubblica vengano garantite anche in caso di riunioni giovanili alquanto chiassose, e l'ordine pubblico non venga così sovvertito. Ad attestarlo c'è la gestione recente dello sgombero di una di queste riunioni, condotto con il dialogo, senza violenza e con grande professionalità dalle Forze dell'Ordine.
Evidentemente nessuno vuole che i giovani si riuniscano rischiando crolli, spaccio di droga o violenze di vario genere, anche perché episodi di violenza che coinvolgono i nostri adolescenti sono purtroppo all'ordine del giorno, anche se non tanto spesso in riunioni del genere. Ai giovani però si dovrebbe prestare ben maggiore attenzione, sia sul piano educativo che organizzativo, perché sono il nostro futuro, ed essi vedono il loro molto a rischio, se non addirittura non lo vedono affatto, comprensibile quindi che cerchino valvole di sfogo che devono essere salutari e non pericolose
E' dunque bene monitorare situazioni del genere e, sapendo farlo, per questo bastano le leggi già in vigore.
La necessità di intervenire ad arbitrio di un prefetto e non in seguito ad una denuncia di qualcuno rappresenta invece un salto di qualità, specialmente se si tratta di riunioni in spazi privati e non pubblici. Sia perché in questo caso si deresponsabilizza il proprietario di un bene che deve averne cura anche per motivi di sicurezza sia perché lo Stato si trova ad invadere una sfera privata ipotizzando a sua volta una “invasione illecita”, quando la denuncia di una “invasione illecita” spetta solo al proprietario i cui beni sono stati “invasi”
Ricordiamo il G8 di Genova, e ciò che avvenne alla scuola Diaz, per avere un quadro di ciò che può avvenire quando lo Stato con le forze di polizia interviene pesantemente per sgomberare un luogo, per altro in quel caso autorizzato, ad accogliere persino un centro stampa. Anche allora era insediato un governo di centrodestra.
Ma torniamo ad oggi, e osserviamo oltre alla non necessità del decreto di urgenza un inasprimento delle pene e un sequestro dei beni che nemmeno una legge “fascistissima” del 1926 prevedeva e addirittura considerava di evitarle se gli aderenti alla riunione si fossero allontanati alla richiesta delle Forze di Polizia
Che un governo appena insediatosi voglia varare un provvedimento che appare concretamente più autoritario di una norma fascista è davvero singolare.
Specialmente se i suoi componenti hanno fatto di tutto per smentire che loro con il fascismo non c'entrano nulla da tempo. Magari paradossalmente è vero se in termini di liberticidio vogliono fare persino di più.
Quello che appare singolare è piuttosto che i reduci del “polo delle libertà” il cui capo, allora come oggi ha la parola “libertà” sempre a fior di labbra, possano approvare urgentemente e supinamente una norma del genere che, diciamolo ai rappresentanti di quello che vorrebbe essere il “terzo polo” e che si appresta in caso di tentennamenti a fare da stampella a questo governo, va abolito in blocco e non emendato
Non per difendere i centri sociali, le occupazioni e nemmeno di rave party, ma semplicemente per dimostrare che le Forze di Polizia non hanno bisogno di strumenti aggiuntivi e straordinari per fare il loro mestiere, che lo Stato non ha paura dei cosiddetti “sobillatori”, che è in grado benissimo di svolgere il suo ruolo senza dover minacciare l'inasprimento di pene che nemmeno il Duce mise in atto. Il decreto infatti recita tra l'altro: “Per il solo fatto di partecipare all'invasione la pena e' diminuita.” ma evidentemente viene comminata lo stesso, mentre quello fascista la evitava a chi, pur avendo partecipato, se ne fosse poi andato.
Vorremo poi vedere se, di fronte alle palesi “invasioni” degli ultrà nei vari stadi o al di fuori di essi, lo Stato sarà in grado di applicare scrupolosamente questa norma, così come potrebbe farlo con “invasioni scolastiche”, “invasioni” di assemblee autoconvocate e via dicendo, c' è pure chi ha ironizzato sulle riunioni condominiali. Se quindi l'intenzione era quella di dimostrare ideologicamente la presenza di un governo forte sin dalla sua nascita, in grado di assicurare sempre e comunque “legge e ordine”, l'effetto è diametralmente opposto, sia perché queste norme saranno sicuramente ridimensionate anche per stessa ammissione dei componenti di questo governo, ammettendo un suo errore, sia perché si ha la dimostrazione che, già dall'inizio, questo esecutivo non è capace di intervenire con gli strumenti ordinari, pur potendo farlo, come dimostrano i fatti, palesando un urgenza di strumenti straordinari di cui nessuno sente la necessità.
Perciò l'unica conclusione che si può trarre è che come prima iniziativa messa in campo da questo governo ci sia la paura. Noi avevamo più volte detto che, senza pregiudizi, avremmo valutato il governo dal suo operato, senza minimamente imputarlo di neofascismo. Ebbene un provvedimento che, nei fatti e nella repressione, appare più autoritario di quelli fascisti, non ci fa cambiare opinione perché la storia passata o recente non si ripete mai (ed in essa i cosiddetti "mali assoluti" sono sempre purtroppo relativizzati da un peggio a cui non vi è mai fine) ma si giudica sempre da sola per quella che è.
Carlo Felici
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