In questo scorcio d'estate finalmente
meno torrido, vale la pena di approfittare della momentanea assenza
della calura per fare alcune considerazioni a mente rinfrescata da
alcune vicende e da alcuni spunti meditativi.
Dove va il famigerato Risorgimento
Socialista?
Apparentemente esso procede come un
treno, dalla prima assemblea di marzo a quella di giugno, fino alle
prossime tappe che saranno ad ottobre e a quella finale del 28
novembre.
Procede senza deragliare?
C'è da augurarsi di sì, anche se
tuttora non ci è dato di saperlo con estrema certezza, però più si
paventa un rischio del genere, e più, generalmente, un percorso non
può che rallentare.
Vediamo di osservarne alcuni dettagli.
La prima assemblea di marzo è stata sicuramente, data la novità in
corso, la più partecipata e la più “larga” che si potesse
osservare o presumere di avere.
Grossi calibri della passata gloriosa
storia del PSI (che però sarà bene tengano a mente che un Risorgimento Socialista non è la rivincita dei trombati) si sono dati appuntamento assieme ad altri ormai fuori
dal PSI da tempo ma da sempre fedelissimi all'idea socialista,
trovandosi unanimemente concordi su due questioni: il socialismo
italiano non è quello espresso dall'attuale segreteria del PSI, il
socialismo italiano non merita di morire nelle spire del PD, ma, come
anche ha sottolineato il sottoscritto, deve assumersi l'onere di
guidare un processo di rinascita del Paese, un vero e proprio
Risorgimento di una Patria, e non solo di un partito, il più antico
della democrazia italiana. A questi presupposti se ne è aggiunto un
terzo: che la questione socialista diventi un lievito condiviso e
tale da far crescere una alternativa socialista larga alle sciagurate
politiche renziane, con tutti coloro che sono stati in questi ultimi
tempi in dissenso rispetto ad esse, e senza alcuna pregiudiziale a
sinistra o anche verso i grillini.
Il secondo appuntamento di fine giugno
ha visto lo stesso una larga partecipazione ma anche la creazione di
un direttivo nazionale, e ciò, a nostro modesto parere, può essere
stato sia una opportunità per coordinare meglio gli intenti e le
azioni nei vari territori, ma anche un limite nel vedersi allargare
un movimento verso orizzonti più vasti e condivisibili.
Ciò ha per altro messo in allarme lo
stato maggiore del PSI, che si vede attualmente al suo interno
crescere e agire una forza allo stesso tempo intestina e dissenziente
e però anche tale da porre le basi strutturali per qualcosa che,
nelle sue gerarchie e nei suoi organi interni, assomiglia molto ad
un altro partito.
Questa sorta di conflittualità interna
ed irriducibilità, soprattutto di posizioni politiche, specialmente
su questioni fondamentali come: politica economica e sociale, job
act, italikum e “buona scuola” da rottamare, hanno fatto crescere
a tal punto l'attrito interno all'atomo politico del Psi, da
presupporre che ci fosse seriamente una scissione in atto. Ma la
scissione, almeno per ora, non è arrivata, e con essa nemmeno una
reazione a catena. Ciò nonostante, qualche botto si è avuto,
specialmente nel web e nei socialnetwork, tanto da far domandare a
non pochi: tanto rumore per che cosa? Tanto rumore per nulla? A tale
fatidico interrogativo per ora la risposta migliore che si possa
avere è...abbiate fede, le ferie finiranno e riprenderemo a lavorare
secondo le tappe stabilite..lavorare per voi e per il socialismo
italiano.
Ma tant'è, a qualcuno forse ciò non
basta, infatti, la Federazione per il Socialismo che è una
componente essenziale del soggetto in fieri denominato Risorgimento
Socialista, qualche rilievo, ha ritenuto di doverlo fare nei termini
seguenti: “la Federazione per il Socialismo ha richiesto – ma
siamo stati ignorati – che entro ottobre si assuma formalmente e
solennemente l’impegno che sta alla base dell’assemblea di fine
giugno. E, da tale impegno segua un tracciato di responsabilità
collegiale e di assetto organizzativo a livello nazionale. Nella
serietà di quest’impegno, irto di difficoltà, risiede pure
l’aderenza coerente al disegno medesimo per cui non si è credibili
se non vengono superati equivoci di fondo. Il primo è
l’incompatibilità tra il processo di Risorgimento Socialista e la
militanza nel Psi rispetto al quale esso si pone come alternativa
ideale, identitaria e con connotazione autonoma nella lotta politica
in cui dobbiamo inserirci per dare corpo al disegno medesimo
consapevoli che, insieme alla rinascita del socialismo in Italia si
lega pure quella della Sinistra poiché le due questioni marciano
insieme. Niente reducismo, quindi, ma scommessa sulla storia,
consapevoli e coscienti della storia del socialismo in questo Paese
guardando, però, al futuro dell’Italia e della sua democrazia
seguendo la bussola del filo rosso che lega la giustizia alla
libertà.”
Noi crediamo che
queste osservazioni meritino il massimo del rispetto anche se,
certamente, non siamo noi né una singola componente del processo del
Risorgimento Socialista a dover dettare l'agenda o il percorso da seguire a
chi tuttora risulta tesserato nel PSI o, pur da “deferito”, ne
ricopre cariche direttive.
Tale “deferimento”
appare sicuramente come un atto di debolezza da parte di una
segreteria di partito che, con ciò, non sembra voglia assumersi né
la responsabilità di una espulsione, come già accaduto non di rado
nelle recenti vicende interne di quel partito, e tanto meno quella di
una critica circostanziata delle posizioni espresse da colui che è
stato oggetto di lettera di “deferimento”: Franco Bartolomei. A
quest'ultimo, quindi, oltre ad andare tutta la nostra solidarietà ed il nostro
appoggio, va riconosciuto un impegno perdurante negli anni, per avere
voluto mantenere viva e vitale una tradizione di pensiero e di azione
volta ad identificare ancora il Socialismo Italiano con la tutela
dei diritti dei lavoratori, con un processo di emancipazione
economica e sociale avanzata e degna di un grande paese come
l'Italia, e soprattutto per avere sempre, senza mezzi termini e a viso
aperto, contrastato nel Psi, quella deriva centrista che ha portato, negli ultimi tempi,
tale partito ad essere ormai una sorta di ruotino di scorta del PD,
senza alcuna sostanziale autonomia politica e tanto meno elettorale.
Non saremo noi
dunque coloro che aggiungeranno al processo che, tra il comico e il
malinconico, i cosiddetti probiviri del PSI si accingono a fare
all'ostinato e tenace Bartomei, un altro processo che lo veda
imputato dell'esatto contrario: di continuare cioè a restare nel
PSI. Nè riteniamo che a stabilire il ruolino di marcia del Risorgimento Socialista debba essere un provvedimento disciplinare del PSI.
Chiunque può restare nel PSI finché vorrà, così come chiunque sarà libero di sostenere la sostanziale
incompatibilità del permanere in quel partito con il volere al contempo far
risorgere il Socialismo Italiano.
Certamente però,
non potremo non guardare allo stesso tempo, con attenzione e tempestività, a ciò che
nell'immediato futuro si andrà costituendo nel panorama politico, specialmente ad opera di
coloro che hanno già lasciato il PD e si apprestano a contrastarlo
magari creando un soggetto politico socialmente più avanzato e
concretamente più credibile alla sua sinistra. Noi riteniamo che si
debba collaborare, per essere pienamente partecipi e credibili, il prima possibile, per realizzare tutto ciò, senza
ulteriori inutili diatribe congressuali interne ad un partito che,
prima ancora di perdere la sua ragione politica, con il suo voto
parlamentare a certe sciagurate leggi renziane, ha perso la sua
storia e la sua ragione sociale.
Di sicuro, un
soggetto politico non si improvvisa in poco tempo, né però ci si
può illudere nasca solo da estenuanti quanto inutili diatribe sul
nulla di fatto.
Un conto sono i
comunicati, le diffide, i proclami, i congressi, e un conto sono le
azioni, specialmente quelle che necessitano di una vasta
partecipazione e mobilitazione popolare, l'unica che può porre un
freno a quella che sembra dover essere una permanente deriva
antidemocratica, destinata ad avere il suo culmine con la nuova legge
elettorale e con lo stravolgimento di una costituzione posta non più
a tutela di un popolo, ma di una casta di nominati, stretti ed avvinti
tra loro da un ferreo patto di vassallaggio. E un conto è anche
dirsi quel che si pensa, guardandosi negli occhi e non solo
comunicando con una macchina telematica.
Nessuno può quindi
né deve influenzare le scelte di appartenenza che restano personali
dei singoli compagni o dei singoli gruppi associativi, e che, come
tali, meritano il massimo del rispetto, ma è altresì del tutto
evidente che certi nodi gordiani, prima o poi, dovranno essere
tagliati.
Il Socialismo italiano non è mai stato tutto e il contrario di tutto e tanto meno è mai stato né potrà essere un soggetto politico buono per tutte le stagioni.
Il Socialismo italiano non è mai stato tutto e il contrario di tutto e tanto meno è mai stato né potrà essere un soggetto politico buono per tutte le stagioni.
Riteniamo pertanto che non sia più tempo di attendismi inutili ed autoreferenziali, ma sia il momento di suonare la tromba della carica garibaldina.
Con i processi inquisitori e con i tentativi di oscuramento si resta solo fermi al palo, mentre noi, con il Risorgimento Socialista, vogliamo seriamente costruire la stagione futura in cui brilli forte e chiaro su tutti il Sole dell'Avvenire.
Con i processi inquisitori e con i tentativi di oscuramento si resta solo fermi al palo, mentre noi, con il Risorgimento Socialista, vogliamo seriamente costruire la stagione futura in cui brilli forte e chiaro su tutti il Sole dell'Avvenire.
Carlo Felici.
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