E' tempo di Resurrezione e di uova pasquali con sorprese annesse, ma la comitiva di “saggi” uscita dall' “uovo del presidente” a noi tutti destinato, oltre a non essere una sorpresa, ci appare più che altro come una allegra congrega di “zombies”, in special modo se consideriamo il delicato compito che dovrebbe portare a termine.
Non solo per la “datata” esperienza conservatrice dei suoi componenti, ma soprattutto perché alcuni in passato si son rivelati più che altro esperti nel “quagliare” le questioni “particolari” di chi bazzica i palazzi del potere da circa venti anni.
Inoltre, sebbene per chi esercita il compito di Capo dello Stato in Italia non sia obbligatorio leggere i dialoghi di Platone, in cui tra l'altro, si teorizza il governo dei filosofi, e nei quali è presente il Simposio dove Socrate (dall'oracolo di Delfi definito l'essere umano più saggio del mondo) mostra di attingere la sua saggezza suprema proprio da una donna: Diotima, ci saremmo forse aspettati almeno la presenza di una saggia donna fra i famosi dieci “saggi”. Però ci rallegriamo lo stesso che non ci sia, confortati dal fatto che il cosiddetto “gentil sesso” non sia stato destinato a tale ruolo postsepolcrale, e resti dunque ancora sinonimo di speranza.
Nessuna novità, quindi, ma solo la disperata difesa di un sistema autoreferenziale, per mettere in salvo i suoi interessi, affidandoli ad un gotha che avrà lo scrupoloso compito di non disturbare i mercati, accarezzandoli delicatamente, più o meno come si fa con un cane dormiente senza museruola, con l'unica preoccupazione che non si svegli e cominci a mozzicare senza tanti scrupoli.
Doppia fregatura dunque: non abbiamo un governo che sia rappresentativo della volontà popolare appena uscita anche se piuttosto sgangheratamente dalle urne, e ci viene imposta una oligarchia, per il cosiddetto “bene” di un paese sempre più astrattamente mercantilistico che reale.
Il varo di tale “pacco doppio”, che ricorda un po' quello che allegramente fanno certi truffatori, quando ti vendono una merce che credi di aver acquistato a buon prezzo, per scoprire che di essa ti rimane solo il contenitore (dato che al cittadino medio europeo, più del contenitore della UE, sta restando principalmente il vuoto del suo impoverimento), coincide con il nuovo regolamento di stabilità economica che assegna alla Commissione europea la possibilità di deliberare in maniera vincolante sui bilanci nazionali dei 17 Paesi della zona euro (a partire dal 2014), ponendo, se necessario, il suo veto, mentre, fino ad oggi, poteva esprimere solo raccomandazioni.
Questo evidentemente interessa a chi sa di volere portare a compimento un processo di concreto svuotamento della sovranità popolare, per garantire un assetto finanziario ed economico fondato su profonde e progressive disuguaglianze sociali, sulla tutela inossidabile di enormi privilegi, e sul permanere di equilibri geostrategici finalizzati a mantenere solide egemonie di controllo imperialistico di aree fondamentali nell'attuale scacchiere mondiale.
Di fronte a tutto ciò, è sempre più evidente la tendenza a marginalizzare, reprimere e canalizzare il dissenso, controllandolo sul nascere ed impedendo che esso cresca e si saldi, soprattutto a livello europeo e globale.
Questa è una manovra che viene portata a compimento in maniera scientifica su vari fronti.
Il primo è quello della distruzione sul nascere di ogni coscienza di classe, sia minando le istituzioni scolastiche pubbliche alla loro base, sia marginalizzando la cultura e le istanze socialiste (e questo anche quando autorevoli fonti anglosassoni rivalutano lo stesso pensiero di Carlo Marx).
Il secondo è di distruggere sul nascere ogni forma che rappresenti in maniera visibile tali istanze, sia impedendo che possano rappresentarsi con il loro vero nome sia riducendo tale nome a “questione archivistica" del secolo scorso, e, infine, sia infiltrando ed inquinando un movimento di tale natura con elementi o personaggi di tutt'altra provenienza o scopi, aggregati più per spirito polemico che per una matura convergenza di programmi concretamente rivoluzionari e di classe (con l'aggravante di snaturare e imbarbarire lo stesso senso del processo rivoluzionario, mediante una etichetta che di “civile” ha solo la sua millantatura)
Il terzo è quello di mettere in atto operazioni gattopardesche, con la nascita di movimenti virtuali, tanto attivi nella rete quanto del tutto assenti nei veri luoghi della sofferenza e della emarginazione sociale, che corrispondono perfettamente al processo di pollificazione attualmente in atto, con cui quello che una volta poteva essere il “compagno di lotta” viene trasformato subdolamente in “utente di rete”, una sorta di “pesce in barile globale” che è tanto solleticato nella sua illusoria onnipotenza comunicativa, quanto frustrato inesorabilmente nella sua effettiva prassi sociale. Ovviamente per questo servono a tutti i livelli abilissimi guru che possano essere molto convincenti nello spacciare cambiamenti radicali per operazioni di subdolo conservatorismo, con le quali si urla di cambiare tutto, salvo poi constatare che tale “tutto” può persino diventare più “tutto” di prima, in una sorta di "dementia ad infinitum".
Per una crescente massa di persone a cui la realtà virtuale viene offerta a costi sempre più bassi ed in dimensioni sempre più ampie e globali, questo è il modo migliore affinché le ombre vengano sempre più spacciate per realtà persino rivoluzionarie, ma senza uscire rigorosamente dalle pareti della caverna mediatica globale. Per restare veri ed autentici trogloditi della rivoluzione, sia in senso etimologico che concreto.
Il quarto ed ultimo fronte reazionario con cui si impedisce al dissenso di crescere e di consolidarsi, è quello che brutalmente si mette in atto quando, nonostante tutti i mezzi più sofisticati di persuasione e di dissimulazione siano stati adoperati, il “pollo troglodita” sfugge lo stesso alla sua catena e pretende di uscire dalla “casella” a cui è stato destinato, ovviamente per produrre e consumare in tanti ovetti, come merce, anche la sua vita.
Quando il dissenso prova a farsi conflitto sociale e soprattutto ad organizzarsi su scala planetaria o continentale, allora si scatena la repressione più brutale e diretta, come abbiamo visto in varie occasioni anche in Italia da Genova a Roma, in questi ultimi anni, durante grandi manifestazioni di respiro europeo o mondiale. In quelle occasioni, infatti, si mette in moto la solita macchina ben oliata della infiltrazione, della devastazione e della repressione più brutale.
Così come si fa quando la gente si organizza per occupare o resistere in aree strategiche, per impedire opere faraoniche e devastanti sul piano ambientale, oppure semplicemente per presidiare il posto di lavoro. In questi casi, la repressione è tanto più brutale quanto meno visibile nelle pareti della “caverna mediatica globale” a cui l'utente deve restare incatenato.
Le pareti ormai hanno molte fessure dalle quali poter guardare fuori, ma, come tali, sono fruibili da pochi, e sicuramente sono fatte in modo da impedire una fuoriuscita di massa.
Una volta appurato tutto ciò, viene lapalissiano considerare la necessità di un percorso individuale e collettivo di fuoriuscita da tali schemi repressivi.
Il primo è quello dell' autoformazione e della “resistenza formativa”, con gli strumenti culturali che ancora si possono reperire per migliorare la propria coscienza individuale, il secondo è quello di un confronto sempre meno virtuale e sempre più diretto che passi, per nuove forme organizzate di lotta, le quali devono maturare mediante una consapevolezza da acquisirsi di persona e “insieme” altre persone, dal vivo e non da dietro la parete virtuale di una “caverna mediatica” in cui anche l'ombra migliore è destinata ad apparire come illusoria.
Questo confronto deve avvenire ovunque: nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli spazi urbani e suburbani e in tutte le forme in cui una aggregazione e una coscienza collettiva possa crescere. E' questa la vera strategia della “gallina in fuga”, prima che pavlovianamente possa gioire del pollificatore che si presenta quotidianamente per offrirle il becchime prima di tirarle il collo, in qualche crisi economica o in qualche guerra.
Tutte le occasioni per incontrarsi sono buone, l'importante è che siano conviviali, che si allarghino, che non siano eterodirette da qualche funzionario dei pollificatori e soprattutto che siano rivolte ad un allargamento della capacità di essere vigili e pronti a mobilitarsi.
Il livello sempre più duro ed aspro con cui si mette in atto la repressione anche in mancanza di una lotta armata ed organizzata della controparte, dimostra che un tale sistema teme l'allargamento del conflitto sociale, perché sa che se esso trova modo di saldarsi anche solo sul piano delle proteste pacifiche ma continuative e di massa in senso continentale, non potrebbe più reggere all'impatto e collasserebbe esattamente come è già accaduto a certi regimi nel passato.
Bisogna dunque insistere nella capacità di essere vigili ed organizzati e soprattutto pronti in ogni momento a mobilitarsi, facendo proprio un motto di tanto tempo fa, quando si lottava contro un regime europeo forse meno subdolo e anche più facile da identificare e combattere, per la sua brutalità e la sua scoperta mania liberticida, ma sotto molteplici aspetti non meno repressivo: Insorgere e Risorgere!
E' l'unica garanzia di sopravvivenza quando si mandano gli zombies a governare.
Buona Insurrezione e buona Resurrezione
C.F.
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