Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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mercoledì 11 maggio 2022

LICEI, UN ULULATO ALLA LUNA


                                                              


                                                     di Carlo Felici


Questa mia riflessione segue quella precedente sulla scuola media, in un articolo di qualche giorno fa e continua a sottolineare il fatto che oggi, in un tempo in cui la scuola dovrebbe avere un compito cruciale, essa si trova senz'anima e senza prospettive di vera crescita educativa.

Chi scrive lo fa con cognizione di causa, avendo trascorso circa quarant'anni nelle cattedre di ogni ordine e grado, sia da supplente sia da incaricato temporaneo che da docente di ruolo.

Questa volta ci soffermeremo sui licei. Sia Salvini che Bianchi, a proposito della scuola media, hanno usato una espressione assai infelice, se non offensiva, nei confronti di chi in quel ciclo di studi lavora o ha lavorato per decenni, secondo loro “non è né carne né pesce”, ma non hanno specificato se la carne sia riferita ai licei o lo sia il pesce, mentre viceversa sia attribuirsi alle scuole elementari.

Supponiamo dunque che sia “pesce”, dato che il secondo segue alla prima, e anche perché di pesci in faccia gli studenti dei licei, specialmente nei primi anni, ne prendono parecchi, tanto che molti di loro, dopo bocciature a raffica, abbandonano la scuola

La questione dunque, messa in questi termini, è quanto tale “pesce” possa essere fresco e nutriente oppure quanto possa essere rancido e dannoso.

Il liceo, si sa, fu inventato da Aristotele e si chiama così perché la scuola risiedeva, non a caso, presso il tempio di Apollon Lukeios che sarebbe l'Apollo sterminatore di lupi. Apollo, nell'antica Grecia, era infatti una divinità polivalente, poteva apportare benessere, saggezza e guarigione, dato che il raggi del sole erano proprio paragonati alle sue frecce, mentre egli con il suo carro attraversava il cielo, oppure, se offeso, procurare pestilenze (come vediamo nell'Iliade), morte e distruzione. In particolare chi dava la caccia ai lupi, molto diffusi allora, si consacrava ad Apollo con la speranza che le sue frecce giungessero a bersaglio. Il nome liceo richiama alla mente anche la radice λευκ-,λυκ- «candore, luce» con la valenza di illuminare le menti di coloro che lo frequentavano, divisi in “esoterici” abituali ed interni ed “essoterici”, sporadici ed esterni, in una sorta di ineludibile flessibilità

Ebbene, i licei attuali, forse sorti all'epoca della riforma Gentile, con tale intento “aristotelico”, attualmente non conservano nemmeno l'ombra di questa impronta originaria

Inizialmente riservati all'ambito “classico” e “scientifico”, dopo la riforma, ma sarebbe il caso di chiamarla “deforma” Gelmini, hanno assunto varie fisionomie tali da trasformarli senza un adeguato raccordo ed una continuità didattica e formativa specifica, in un prolungamento deforme della scuola media. Diciamo “deforme” perché essi non prevedono programmi flessibili a seconda del contesto del gruppo classe o in base alle specificità di ciascun alunno, ma programmi tuttora alquanto rigidi da svolgere in maniera che lo studente si adatti ad essi e non viceversa, e per ben cinque anni..

Sappiamo che altrove le cose non stanno così, in Francia, ad esempio non vi è discontinuità tra scuola media e scuola superiore. Infatti “Le Collège dura 4 anni, dagli 11 ai 15 anni di età, organizzata in ben 3 cicli continuativi, il primo di consolidamento, il secondo e terzo centrale e formativo, il quarto di orientamento. Il liceo generale dura 3 anni, mentre quello professionale dai 2 ai 4 anni, a seconda se si vuole o no conseguire la maturità professionale.

In Germania la scuola elementare dura quattro anni, e a nove gli alunni e le famiglie scelgono gli indirizzi successivi, o tecnici e professionali o ginnasiali, per un ciclo che dura ben nove anni.

C’è poi la Gesamtschule. Questo tipo di scuola esiste soltanto in alcune regioni ed è un tentativo di superare la rigida divisione tra i vari tipi di scuola. Gli alunni non sono divisi per classe: per ogni materia esistono corsi di diverso livello. A seconda dei risultati si può ottenere il diploma della Hauptschule (scuola professionale) o della Realschule (istituti tecnici) o ancora proseguire fino alla maturità.

Il Inghilterra l'intero ciclo di studi è più simile al nostro, però con una sostanziale differenza. Il primo ciclo inizia a 5 anni e ne dura 6, si chiama primary school. Il secondo inizia a 11 anni e dura 5 anni, si chiama secondary school, mentre il terzo dura due anni e si chiama further education, l'intero ciclo inizia quindi un anno prima del nostro e si conclude lo stesso con un anno di anticipo.

Negli USA il ciclo di studi è solo apparentemente simile al nostro: 5 anni di scuole elementari, 3 di scuole medie e solo 4 di liceo, la differenza è però che già dalle medie (middle school) gli alunni debbono frequentare solo alcune materie obbligatorie mentre le altre sono di loro libera scelta, così come accade per il licei (high school), dove possono prediligere alcuni insegnanti e i loro insegnamenti al posto di altri.

Se poi prendiamo il sistema finlandese che risulta uno dei migliori al mondo, vediamo che la differenza rispetto al nostro è notevole. In Finlandia c'è una scuola unica obbligatoria, che si inizia a 7 anni e si finisce a 16, garantendo la continuità negli anni cruciali della crescita adolescenziale. Non c'è discontinuità infatti tra scuola primaria e scuola secondaria, o esami di passaggio, come invece accade in Italia, nel periodo in cui avviene la maggiore dispersione scolastica, più delicato sul piano formativo e psicologico per uno studente che, in quegli anni cruciali della sua crescita, è costretto a cambiare compagni, professori e carico di lavoro. La scuola in Finlandia inoltre è gratuita, anche i libri lo sono, e non ci sono né test né valutazioni. Semplicemente alla fine della scuola dell'obbligo, a 16 anni, lo studente può poi scegliere se frequentare un “liceo” che più che altro è un corso propedeutico di preparazione universitaria, o un corso professionale per l‘inserimento nel mondo del lavoro.
Basta solo questa breve analisi di altri sistemi scolastici per rilevare le pecche del nostro che i nostri solerti ministri, “riformatori” solo per ragioni di bilancio, non hanno voluto né saputo eliminare. Il nostro “furore riformista” si è infatti ridotto in quasi 25 anni di riforme sgangherate solo a tagliare, a ridurre e a modificare in apparenza. Invece di colpire il lupo, che sarebbe la dispersione scolastica la quale, specie nel Meridione consegna giovani fragili, disorientati che abbandonano la scuola a veri propri lupi famelici di “scuole malavitose”, ha continuato ad ululare alla luna, incapace tuttora di decidersi se tagliare un anno di scuola media, uno di liceo, far diventare carne quel che è pesce o pesce quel che è carne. In buona sostanza, con idee assai confuse sul piano pedagogico e molto precise su quello economico del risparmio sul futuro delle nuove generazioni e del Paese

Eppure la questione è molto semplice e basta l'osservazione dei sistemi europei e anche di quello americano per risolverla efficacemente.

Se il problema maggiore è infatti nel passaggio dalla scuola media a quella superiore, per la notevole dispersione scolastica che si crea in tale iato pedagogico e formativo, basta eliminarlo per ottenere subito un buon risultato. In Italia basterebbe creare un ciclo unico secondario di cinque anni: tre di scuole medie e due di biennio unificato (chiamato di orientamento) in cui si garantisca la continuità didattica e professionale dei docenti e di alcuni insegnamenti obbligatori per tutti e cinque gli anni, lasciando agli alunni la possibilità di scegliere alcune materie al posto di altre, specialmente nel biennio finale, per potersi meglio orientare e mettere alla prova. Solo alla fine di questo ciclo i ragazzi potrebbero scegliere un triennio conclusivo liceale o tecnico professionale diviso in vari indirizzi.

In fondo era quello che lo stesso Gentile aveva previsto nella sua riforma, ma solo per i privilegiati che dopo cinque anni di ginnasio, avrebbero frequentato tre anni di liceo. Si tratterebbe in questo caso di dare questa opportunità a tutti, con insegnamenti che includano con alto valore civico, dato che si devono conseguire gli obiettivi dell'agenda 2030, una formazione in campo economico, ambientale e legislativo.

E' del tutto evidente l'incompetenza dei vari ministri dell'Istruzione italiani che continuano a dibattersi se sia meglio accorpare le scuole medie con le elementari, tagliando un anno di scuola media, oppure se è meglio tagliare un anno nel percorso di licei che sono stati uniformati a scapito della loro qualità, esempio lampante è l'introduzione della “geostoria” nel biennio liceale, un icocervo che presuppone che non si faccia bene né storia né geografia, ma solo che si abbia una riduzione di ore e di insegnamenti. Invece il problema cruciale resta quello di eliminare la dispersione.

L'Italia resta uno dei pochi Paesi in cui uno studente non si può scegliere un insegnante e una materia a seconda delle sue inclinazioni e, perché no, della bravura che riscontra nell'insegnamento. In altri Paesi l'operato dei docenti è controllato e valutato dai Consigli di Istituto che negli USA sono anche Consigli di Amministrazione i quali possono anche assumere o licenziare un docente a seconda dei suoi risultati e del suo operato. Da noi permane un sistema di valutazione verticistico, demandato ai Dirigenti scolastici o al Ministero, quando non addirittura a corsi di formazione superabili in base a quiz, senza considerare in alcun modo quel che gli utenti della scuola, famiglie e studenti, pensano del servizio che un docente fornisce loro.

Come abbiamo dunque visto, le prospettive e le soluzioni sono a portato di mano, a patto di volerci seriamente lavorare, con l'obiettivo di risolvere i problemi che affliggono la scuola, presto e bene. Purtroppo invece assistiamo tuttora all'ululato ad una luna di obiettivi sempre più lontani, mentre i veri lupi scorrazzano e azzannano il futuro dei nostri giovani, i nostri ministri impotenti non sanno dove mettere le mani, se nella carne o nel pesce.


Carlo Felici

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