Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

giovedì 7 aprile 2022

UNA DEMOCRAZIA BAMBINA

 




Il prof. Orsini torna fare scalpore, con l'ennesima sua sua affermazione, o provocazione che dir si voglia, in base alla quale: “Meglio i bambini che vivono sotto una dittatura che quelli che muoiono sotto le bombe”. Ora, spontaneamente e coloritamente verrebbe da rispondergli con un lapidario: “E me cojioni..!” Ma, senza indulgere negli improperi, che per altro il prof attira come un parafulmine in un momento come questo in cui il manicheismo la fa da padrone dei media, dove per altro gli insulti e le diffamazioni proliferano senza tregua, varrebbe la pena di fare una riflessione sul prezzo che una democrazia può e deve pagare per restare viva e ancor più per distinguersi da una dittatura.

Diceva Sandro Pertini che “Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie”, sarebbe fin troppo facile assumere questa frase come un teorema e decontestualizzarla, ebbene essa risale allo stesso messaggio di fine anno del 1979, quando, nello stesso discorso, egli disse che si dovevano svuotare gli arsenali e colmare i granai.

Erano gli anni di piombo, un anno prima della strage di Bologna e un anno dopo l'assassinio di Aldo Moro, in cui la nostra democrazia rivelava tutte le sue imperfezioni, pur tuttavia sapendo resistere meglio di quanto farà nel decennio successivo, rischiando di essere annichilita dagli scandali giudiziari, tanto che tuttora appare una “democrazia sotto tutela” e dopo più di dieci anni abbiamo capi di governo mai eletti dal popolo...alla faccia della imperfezione o del bicarbonato di sodio! Direbbe Totò...Eh sì che ce ne vuole per digerire l'operato di una democrazia basata sul governo di gente mai votata da nessuno, per oltre un decennio..

Mi si dirà...ma in fondo, chi governa, da noi può essere anche sfiduciato, si può votare..e risponderò..provate un po' a farlo prima che i parlamentari abbiano maturato i requisiti per la loro pensione..e vedrete come voteranno compatti la fiducia prima di avere messo al riparo il loro posteriore..

Tutto questo, non tanto per fare demagogia, ma per riflettere sui limiti dell'imperfezione di una vera democrazia. Possiamo ancora chiamare democrazia un sistema che abbia ampiamente travalicato questi limiti? C'è un limite alla imperfezione della democrazia?

E qui ci potremmo sbizzarrire con molteplici citazioni come ad esempio: “Solo in una dittatura riesco a credere in una democrazia” (Leo Longanesi) “La democrazia è una fede” (Emanuele Severino) “Troppi coglioni alle urne” (Michele Serra), frase alquanto colorita che però denota il fatto che molti votano senza conoscere bene chi o ciò a cui delegano il loro consenso. “Nelle democrazie tutte le istituzioni, senza eccezione, possono affermarsi e prosperare solo se sorrette dal consenso dei cittadini” Affermazione di Sergio Mattarella, eletto per ben due volte Presidente della Repubblica che, durante il suo mandato, non ha mai nominato un Presidente del Consiglio votato dai cittadini in elezioni politiche. “La democrazia è due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare a colazione. La libertà un agnello ben armato che contesta il voto” Non è di Lenin ma di Benjamin Franklin. A confortarci sul “meno peggio” è Churchill che ci dice che: “La democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora” salvo poi precisare egli stesso che: “la democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno è malato” E passiamo a quelle che riteniamo le più significative e le meno “dissacranti”: “Quando natura e società vivranno nell'aula scolastica, quando le forme e gli strumenti didattici saranno subordinati alla sostanza dell'esperienza, allora sarà possibile operare questa identificazione, e la cultura diventerà la parola d'ordine della democrazia” Lo ha detto John Dewey non discostandosi molto da Giuseppe Mazzini che riteneva essere una democrazia solo quella in cui i cittadini hanno il voto, il lavoro e soprattutto una istruzione valida.

Ci sarebbero tante altre frasi famose per osservare, anche ironicamente, i limiti e le opportunità di una democrazia, per ragioni di spazio concludiamo con questa di Sam Shepard: “La democrazia è una cosa molto fragile. Devi prenderti cura della democrazia. Non appena si smette di essere responsabili verso di essa e si permette che si trasformi in tattiche intimidatorie, non è più democrazia. Diventa qualcosa di diverso che si trova alla distanza di un centimetro dal totalitarismo” In poche parole, la democrazia è un meccanismo molto delicato che presuppone cittadini ben formati e dotati di una solida cultura, che non si fanno intimidire e che sanno essere responsabili di fronte a beni comuni. Osserviamo come siamo messi oggi in Italia e vediamo un po' che bella democrazia abbiamo.

Ma, per tornare a Sandro Pertini, una vera democrazia si fonda sempre sulla Libertà e sulla Giustizia Sociale, perché la libertà di dire quel che si vuole e di crepare su un marciapiede nell'indifferenza di tutti, non è libertà e la giustizia sociale stabilita da pochi per tutti è solo una oligarchia che non consente alcuna giustizia.

Ricordiamo quindi la tanto vituperata frase iniziale e vediamo se essa può essere liquidata come un non senso: “Meglio i bambini che vivono sotto una dittatura che quelli che muoiono sotto le bombe”. Ebbene, quasi tutti i nostri nonni o padri vissero, da bambini, sotto una dittatura che non consentiva il libero voto e furono persino educati a credere, obbedire e combattere, tanto che, molti di loro si svegliarono e impararono ad opporsi solo quando videro le bombe piovere sulle loro teste. Ma questo fu possibile solo perché, si badi bene, restarono vivi nel loro Paese!

Ora, tornando alla questione ucraina, una lunga guerra rischia di sottrarre a quel Paese non solo il presente, ma anche e soprattutto il futuro. Perché i bambini che sfuggono alle persecuzioni, alla morte e persino alle torture, sono costretti ad emigrare e sarà già tanto se troveranno accoglienza e solidarietà in altri paesi, sfuggendo alle varie mafie che lucrano sul mercato infame e sullo sfruttamento dei minori. Non resteranno certo a contribuire alla crescita e alla tutela del futuro del loro Paese. Possiamo quindi dare completamente torto a chi li vorrebbe vivi in pace ora nella loro nazione, anche a costo di essere sottomessi, piuttosto che costretti ad una snaturante fuga, oppure esposti continuamente al pericolo della morte o delle torture? Chi siamo noi per decidere il futuro di questi bambini?

Si parla di una dittatura che combatte una democrazia, ma il Paese aggressore, secondo le nostre stesse fonti informative, attribuisce al suo capo, in questo momento l'80% dei consensi, e la democrazia non si basa forse sulla maggioranza, in questo caso schiacciante, dei consensi?

Quando arrivarono i carri armati a Budapest o a Praga fecero molti meno danni, nessuno si sognò allora di armare i rivoltosi, anzi, dopo breve tempo, le notizie su quei fatti sparirono persino dai giornali, eppure il pericolo di uno scontro atomico era reale, come se non più di oggi.

Nonostante ciò, dopo svariati anni, a vincere non sono stati gli aggressori, ma i popoli che furono aggrediti, e i bambini che allora videro i carri armati entrare e occupare le loro città, una volta restati vivi e cresciuti, furono i protagonisti della liberazione dei loro paesi

Quanti bambini scappati dall'Ucraina saranno protagonisti del loro futuro se ora il loro Paese è condannato ad una devastazione continua? Il presidente ucraino non fa che gridare da tutte la tribune che la guerra è necessaria e che deve continuare finché ogni lembo del suo territorio non sarà liberato dai russi e invoca per questo l'intervento armato di altri paesi che porterebbe i bambini ucraini a non trovare scampo e salvezza nemmeno in altri paesi, perché un estensione del conflitto a livello europeo e globale con le armi atomiche ci condannerebbe tutti alla devastazione e alla desertificazione.

La migliore delle democrazie è quella che sa mantenere e garantire la pace, anche a costo di sacrifici, non quella che ha la pretesa di espandersi mediante la guerra, salvo poi, rinnegare se stessa ritirandosi in buon ordine, questa piuttosto ci appare come una democrazia bambina che sbatte i piedi, urla e spacca tutto fin quando non è riuscita a ottenere qualcosa, e poi dimentica tutto il giorno dopo

Abbiamo promesso la democrazia e la libertà alle donne e agli uomini afghani e iracheni e come abbiamo mantenuto questa promessa? Cosa credete che possano pensare di noi quei bambini e soprattutto quelle bambine che si sono illuse con un intervento militare durato più di 20 anni, di ottenere diritti, istruzione, lavoro e ci hanno visto poi scappare lasciandole ad un destino di sfruttamento e sottomissione esattamente come le avevamo trovate agli inizi di quella missione per la tanto strombazzata democrazia? Ma di che democrazia stiamo parlando? Di quella in cui c'è un ricco padrone di una multinazionale che specula pure sulle forniture belliche i cui profitti ammontano a centinaia di miliardi di dollari e ci sta un cittadino, per modo di dire, che può essere licenziato e sbattuto per strada dall'oggi al domani e ritrovarsi a vivere avvolto nei giornali su un marciapiede?

Noi rischiamo di esaltare una democrazia fittizia solo perché si contrappone a una dittatura mascherata da democrazia, e ancor di più se in nome dell' “allineati e coperti” iniziamo a perseguitare e a insultare chi esercita un minimo di senso critico, considerandolo un “collaborazionista” un “amico dell'oppressore”, dimenticando che l'oppressore, prima di diventare tale, ha soppresso sistematicamente il dissenso nel suo paese, perseguitando e facendo fuori i suoi oppositori. Cerchiamo di impedire alla guerra di omologarci, impediamole di renderci simili all'oppressore e soprattutto aiutiamo i bambini a restare vivi, dentro e fuori il loro Paese, impediamo che venga assassinato il loro futuro con il proseguire di un conflitto insensato. Costi quel che costi. Non è tempo di nazionalismi che hanno devastato e distrutto più volte l'Europa e se quella Occidentale ha imparato la lezione, quella Orientale è ancora ben lungi dall'apprenderla.

Alexander Dubcek, che vide i carri armati russi entrare nella sua città, aveva una nozione ben chiara della democrazia, forse ancor più di coloro che nei paesi occidentali, godevano di essa da tempo.

Egli disse che “La democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni”

Facciamoci un esame di coscienza meditando bene su queste parole, applicandole alla nostra realtà prima ancora che a quella di coloro che critichiamo o vogliamo combattere, capiremo così meglio il senso di quello che ci capita e di quello che stiamo davvero facendo o dovremmo fare, specialmente quando si parla di democrazia.


Carlo Felici


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