di Carlo Felici
Non so ancora cosa uscirà
da Livorno, se un serio programma di rinnovamento dell'unico partito
che ancora in Italia si chiama Socialista, se un altro partito degno
di questo nome, oppure se invece la montagna partorirà l'ennesimo
topolino che si agita tanto per unire la sinistra col suo cacio.
Una volta si diceva campa
cavallo, non vorrei che dal 24 marzo si potesse dire
solo...caciocavallo.
In ogni caso la questione
è seria, se non altro perché il nostro Paese è davvero allo sbando
politico, non tanto economico o civile, perché in fondo non siamo
come qualcuno ci vorrebbe etichettare, solo perché non del tutto
proni al suo “verbo”, no, non siamo un popolo di rincoglioniti.
La gente ancora lavora, fa il suo dovere, si sacrifica, risparmia,
investe con parsimonia.
Se non fosse così, a
fronte di un debito pubblico dovuto in gran parte alla corruzione ed
inefficienza di chi avrebbe dovuto amministrare meglio l'Italia,
invece di farsi sempre belluinamente i cavoli propri, non ci sarebbe anche un
patrimonio privato tra i più rilevanti in Europa e che, ovviamente,
fa tanto gola agli speculatori europei, i quali non vedono l'ora di
metterci le mani per comprarselo a prezzi di svendita, magari
affondando il coltello nel burro di un governo screditato in sede
europea, incapace, demagogico ed inefficiente
E' allo sbando, poi, né
più né meno di altri sistemi politici europei in cui ormai la
dialettica dei partiti e di opposizione si è talmente immiserita da
concludersi penosissimamente in permanenti abbuffate di potere,
comunemente dette grandi coalizioni o in penosissime opposizioni
vaffanculari. Lontani i tempi di Schmidt, Brandt, Adenauer, e anche
quelli di Palme, Craxi, Berlinguer e Moro, tempi in cui la cultura
politica prevaleva ancora sul dilettantismo e sulla
politica-spettacolo.
Oggi, per una persona che
conservi anche solo minimamente una sua seria cultura politica, è
estremamente difficile scegliere un referente politico, se non altro
anche per il fatto che si è condannati a non scegliere persone di un
certo calibro, ma contenitori di partito, riempiti spesso da
dilettati allo sbaraglio, oppure da guitti della politica se non
addirittura da magnati che si sono comprati il loro partito
personale, ritagliato su misura come il loro doppiopetto, e con tanto
di panciera di contenimento di ogni pur minimo dissenso sottostante.
In questo tristissimo
panorama politico, ripensare seriamente a Turati è come un sogno,
malinconico, struggente, ma allo stesso tempo anche molto amaro.
Perché quando si va ad affogare sul bagnasciuga dell'ultima spiaggia
del Socialismo Italiano, invocare un bagnino di ben 160 anni è un
po' triste..se non tristissimo.
Turati aveva ragione, si
intitola la futura riunione fraterna dei Socialisti prevista per il
24 Marzo, ma io, dopo quella frase, ci metterei invece anche un punto
interrogativo..Turati aveva (davvero) ragione?
Insomma il povero Turati
non è che possiamo tirarcelo per la sua giacca da una parte o
dall'altra dopo più di un secolo...! No?
E poi, ebbe davvero
ragione a sostenere un ministro definito da Salvemini “della
malavita” come Giolitti nelle sue perduranti opere di trasformismo?
L'ebbe, per caso, nel non capire che “non aderire e non sabotare”
durante una guerra in cui l'Italia, a torto o a ragione si giocava
tutto, sarebbe stata una posizione di una tale ambiguità che avrebbe
fatto pagare ai socialisti un prezzo altissimo in termini di stabile consenso, una volta finito un tale macello?
Sicuramente ebbe ragione
a non seguire gli ordini di Lenin che ordinò di spaccare il suo partito,
inseguendo sogni rivoluzionari che non avevano allora né capo né
coda, dato specialmente che ogni seria rivoluzione senza avere dalla
parte un esercito ben armato e combattivo, dai tempi di Cromwell a
quelli di Lenin, non si è mai vista e mai si vedrà. L'ebbe a
credere nella democrazia, nel paziente e pervicace riformismo, etiam
spes contra spem. E pagò per questo, in termini di scissioni tra un
Serrati ed un Bordiga, un prezzo durissimo. Ma l'ebbe per caso e con
lui ebbero forse ragione i socialisti quando firmarono un patto di
pacificazione con i fascisti che ebbe come unica conseguenza quella
di isolare e disarmare gli unici che potevano allora opporre alla
violenza militarizzata delle squadracce, una azione popolare
difensiva altrettanto militarizzata e ben organizzata come come
quella degli Arditi del Popolo?
Insomma se il teorico
Turati fu grandissimo, esempio ne è il suo libro pietra miliare: Le
Vie Maestre del Socialismo da meditare tuttora, il politico Turati
non è certo da beatificare.
E oggi? Si può davvero
ripartire da lui? Teoricamente senza dubbio, anche se forse meglio
sarebbe ripartire da chi certe analisi le aveva già maturate sul
campo, come Carlo Rosselli, il quale le contraddizioni del Socialismo
Italiano di inizio Novecento le aveva già squadernate tutte nella
incapacità di un partito socialista che allora inseguendo dottrine
marxiste, perdeva il contatto con le masse, era incapace di
affrontare serie riforme strutturali, adagiandosi su precarie
vittorie elettorali, e soprattutto era inidoneo ad assumere una
prospettiva liberale nel senso stretto del termine, tale cioè da favorire
una autentica liberazione, non solo sociale ed economica, ma
soprattutto morale
Ecco perché il
sottoscritto se ci sta a dire Rosselli aveva ragione, e l'ha tuttora, ma ha difficoltà a riesumare Turati come l'eroe eponimo capace di
rimettere insieme i cocci del Socialismo Italiano ormai paludato
nella gerontopolitica.
Ma in ogni caso, tornando
agli orizzonti più ristretti del contingente, almeno Turati ci fa
fare un salto di qualità, pensando un pochino più in grande
rispetto al Sociolismo praticato oramai da più di un decennio, e
cioè quello buono solo per avere un posto in lista, con altri soci
di lista.
Quello che vede tuttora
socialisti anche “datati” smaniare per avere una candidatura con
chiunque, non importa se poi vanno da un opposto all'altro, tutti son
buoni, per portare il capo a destinazione..ma forse è meglio dire il
posteriore..usando un eufemismo.
Evitiamo nomi in camera
caritatis.
Per cui abbiamo oramai un
micropartito socialista che si affanna disperatamente a mantenere il
suo simbolo e la sua “forma-partito” (per la sostanza c'è sempre
tempo anche quando è fuori da quello massimo o persino dalla grazia
celeste), tra un patto e l'altro con un altro partito che pur
chiamandosi democratico, sta seppellendo la sua identità democratica
tra primarie farlocche, manomissione della Costituzione e
leaderismo assoluto, con il disperato tentativo di rimettersi in piedi
insieme ad altri soci di lista come i Verdi o la Lista Civica. Intento, per
altro, nobilissimo che avrebbe più di una ragione per essere
premiato, se fosse davvero il viatico di un autentico progetto
politico innovativo, tale da coniugare strettamente questione sociale e ambientale, di stampo Ecosocialista, come ce ne sono ormai
tanti nel mondo, in particolare in America Latina, e non fosse invece
l'ennesimo rifugio nel trenino elettorale, a tratti anche un po' rancoroso per
la defezione della Bonino che, bontà sua, avrà pure le sue ragioni,
ma che, con i socialisti e con l'Ecosocialismo, forse c'entrano molto
poco.
Possiamo dire: nulla di
nuovo, ma almeno un briciolo di coerenza questo trenino ce l'ha, se
non è andato direttamente a intrupparsi nelle liste del PD. Trenino
blindato per altro, perché chi ha osato cercare una affermazione in
altre liste, come quella nata dalla scissione del PD e maturata
soprattutto per offrire una prospettiva parlamentare a chi in lista
PD sarebbe stato sicuramente silurato, ebbene chi ha provato, tra i
socialisti, anche di lunga data ad entrar lì, anche senza successo,
poi è stato silurato anche dal “suo”PSI. Meglio ha fatto chi o
se ne è andato, pur andando a sbattere in liste popolar-comuniste
(che predicano tutto e il suo contrario come ad esempio il sovranismo
salvo farsi dire invece che è un feticcio) oppure non ci ha provato
nemmeno. Però coerenza vorrebbe che si fosse espulso non solo
l'ultimo fuoriuscito in altro partito, ma anche il primo che ci ha
provato magari presentandosi direttamente in lista PD o entrando in
Parlamento grazie ad esso, come in passato.
E' sempre bene ricordare
che il “primo che è senza peccato scagli la prima pietra” Ma
forse è meglio di no, altrimenti ci troveremmo già tutti sotto una
morena.
La lista INSIEME è
dichiaratamente un Sottoinsieme, però a mio modesto parere, ha una
dignità maggiore (tra l'altro bilanciata dal No al referendum
costituzionale dei Verdi) sia della lista dei fuoriusciti del PD che
non si presenta come un progetto politico ma come un anti-PD
renziano, pronta anche a sciogliersi se il PD, magari scendendo sotto
il 20%, si decide a silurare Renzi, per poi tornare sollecitamente a
quello stesso ovile che la portò a votare sia Job Act che legge
Fornero, sia rispetto a quella che fa appello direttamente al popolo,
ma nel suo fervente opposizionismo piuttosto demagogico mette dentro
di tutto e di più..dall'abolizione del 41 bis, al siamo contro
l'Europa ma non contro l'euro, al viva la sovranità costituzionale,
salvo poi scoprire che è un feticcio, e tanto che importa...je so
pazz!
Dove siano in tutto ciò
la ferma coerenza e l' esempio di personaggi come Palme, Rosselli,
Nenni, Pertini e Turati, Dio solo lo sa...lo scopriremo insieme a
Livorno?
Può darsi, anche se
difficilmente ci si ritrova insieme se non si è già “insieme”
prima...e non solo in una lista elettorale.
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