Leonardo Boff*
L'anno appena finito merita questa qualifica latina: annus nefastus. Altri lo chiamano annus horribilis. Sono avvenute tante disgrazie che oltre a spavento ci hanno causato preoccupazioni.
La prima preoccupazione è il Giorno del Sovraccarico ossia del Sorpasso della terra (Earth Overshoot Day)
avvenuto il giorno 13 di settembre. Questo significa: in quel giorno la
Terra ha mostrato che il suo stock di risorse per mantenere il
sistema-vita o sistema-Terra aveva oltrepassato i limiti, aveva perduto
la biocapacità. La Terra è il presupposto di tutti i nostri progetti.
Siccome la Terra è un Super-Ente vivo, i segnali che ci invia per dire
che non ce la fa più, sono la siccità e le alluvioni, gli uragani e
l'aumento della violenza nel mondo. Tutto è connesso con tutto, come ci
ripete insistentemente Papa Francesco nella sua Enciclica.
Associato
a questo fatto è illusorio il consenso ottenuto il giorno 12 dicembre
durante la COP 21 di Parigi: il riscaldamento dovrebbe rimanere sotto i
2°Celsius avviandosi verso 1,5°C fino alla metà del secolo. Questo
implica un cambio di paradigma di civiltà non più basata su combustibili
fossili, consapevoli che tutte le energie alternative sommate non
arrivano al 30% del fabbisogno. Una simile conversione, le grandi
compagnie petrolifere e i fornitori di gas e carbone non sono in grado
di farla e nemmeno la vogliono. Idea vuota.
Il
terzo evento nefasto è la violenza terroristica in Europa e in Africa.
Le migliaia di rifugiati e la guerra che le potenze guerrafondaie, tutte
insieme, muovono contro lo Stato islamico e gruppi armati in Siria.
Fonti sicure ci garantiscono stragi di migliaia di civili innocenti.
Altro
evento nefasto è la trasformazione degli USA in uno Stato terrorista.
Con le loro 800 basi militari sparse nel mondo intero, intervengono
direttamente o indirettamente, là dove giudicano che i loro interessi
imperiali sono minacciati. Internamente, il Patriot Act non è stato
abolito e rappresenta la sospensione dei diritti fondamentali. Non è
senza ragione che la polizia statunitense ha ucciso nel 2015 circa mille
persone disarmate, il 60 per cento delle quali erano neri o ispanici.
Altro
fatto orribile è la nascita, in Brasile, di un'onda di odio, di rabbia e
di preconcetto dopo le elezioni presidenziali del 2014. Non è da
meravigliarsi, dato che il Brasile è un paese pieno di contraddizioni
come bene aveva visto Roger Bastide (Brésil, terre des contrastes,
Hachette, 1957), ma prima di lui Gilberto Freyre che ha scritto:
Considerata nel suo insieme, la formazione dello Stato brasiliano è
stata un processo di equilibrio tra antagonisti.
Questo
antagonismo, quasi sempre mantenuto sotto il mantello ideologico dell'
uomo cordiale, è uscito adesso dall'armadio e appare chiaramente in
modo speciale attraverso i media sociali. L'uomo cordiale che Sergio Buarque de Holanda ha ripreso dallo scrittore Ribeiro
Couto è generalmente compreso male. Non ha niente a che vedere con la
civiltà e la buona educazione. Ha invece a che vedere con la nostra
intolleranza ai riti sociali e ai salamelecchi; noi stiamo dalla parte
dell'informalità e del contatto personale.
Si
tratta di un comportamento brasiliano che si fonda più sul cuore che
sulla ragione. Ora, dal cuore nascono gentilezza e ospitalità. Ma come
correttamente sottolinea Buarque de Holanda, l'inimicizia può essere
benissimo altrettanto cordiale quanto l'amicizia, visto che l'una e
l'altra nascono dal cuore (nota in calce alla pag.157 da p.106-107).
Questo
equilibrio fragile si è perso nel 2015 e ha fatto irruzione la
cordialità negativa come odio, preconcetto e rabbia contro i militanti
del PT, contro i Nordestini e i Neri. E nemmeno le figure
costituzionalmente rispettabili come la presidentessa Dilma Rousseff
sono state risparmiate. Internet ha aperto le porte dell'inferno
dell'ingiuria, delle parolacce, dell'offesa diretta alle persone, una
contro l'altra.
Tali
espressioni sono rivelatrici del nostro ritardo, e manifestano assenza
di cultura democratica, intolleranza e lotta di classe. Non si può
negare che siano scattati, in certi settori, rabbia dei poveri e di
coloro che sono saliti socialmente, grazie a politiche sociali
compensatorie (ma scarsamente emancipatorie) del governo PT. Gli
antagonismi brasiliani sono apparsi chiaramente, non armonizzati e ora a
briglie sciolte uno contro l'altro in lotta vera (chiamatela classi,
interessi, potere, non importa). Ma c'è uno strappo sociale in Brasile:
per ricucirlo ci vorrà molto tempo e impegno. A mio modo di vedere,
soltanto a partire da una reale democrazia partecipativa, superando
l'attuale farsa, che rappresenta piuttosto gli interessi dei gruppi
beneficiati che non quelli del popolo come un tutto.
Di positivo c'è la nostra sovrabbondanza di speranza che supera l'annus nefastus nella direzione di un annus admirabilis. Che il Signore ci ascolti.
*Leonardo Boff, teologo e columnist del JB on line.
Traduzione di Romano Baraglia e Lidia Arato
Nessun commento:
Posta un commento