La questione se sia lecito o meno respingere la forza con altra
forza è piuttosto annosa, ed andrebbe affrontata sotto vari punti
di vista: filosofico, religioso, morale, politico, sociale economico
e via dicendo..
La cultura cristiana ed in particolare il Vangelo di Luca 6,
27-38, così recita: “Gesù
disse ai suoi discepoli: «Amate i vostri nemici, fate del bene a
coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per
coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi
anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro…”
Però
sappiamo molto bene che la “civiltà cristiana” è avanzata e si
è diffusa nel corso della storia, dai tempi di Costantino fino a
Carlo Magno, alle crociate, ai conquistadores e persino a Porta Pia,
schiaffeggiando abbondantemente e oltre misura chiunque le sbarrasse
la strada.
La
non violenza assoluta, tra l'altro, è smentita dalla stessa Buona
Novella di Gesù, con Luca 22, 38:
“Signore,
ecco qui due spade, egli poi disse a loro: ciò può bastare”
Alcuni
esegeti traducono con: “basta così!”, lasciando intendere che lo
stesso Gesù rifiutasse sdegnato l'offerta, ma il vocabolo greco non
lascia indurre molto a tale congettura perché “ikànos” vuol
dire proprio degno, capace, sufficiente..addirittura
soddisfacente..dal verbo ikàno: giungo..giungo
a proposito...insomma,
anche la cultura cristiana, se andiamo un po' al di là delle facili
interpretazioni non è per nulla non violenta, per non parlare poi
del fatto che lo stesso Gesù agisce con violenza contro i mercanti
del tempio, rovesciando i loro tavoli, oppure condannando alla
Gheenna: che allora letteralmente era la discarica, anche se poi quel
vocabolo è stato comunemente tradotto con Inferno.
La
religione islamica, sebbene all'inizio di ogni Sura coranica si
invochi Dio Compassionevole e Misericordioso, non è affatto non
violenta, anzi, nel Corano, non pochi sono gli inviti a combattere e
se necessario, ad uccidere i nemici della fede.
Non
parliamo poi di quella ebraica, in cui il “Dio degli eserciti” è
più volte menzionato ed agisce con estrema violenza contro chi non
si sottomette al suo volere o viola il patto con Lui.
Nel
buddhismo, poi, tutto dipende dalla motivazione, per cui, se essa è buona, anche un omicidio diventa lecito, come quello
di un terrorista o persino di un pilota che sta per sganciare una
bomba atomica sulla testa di centinaia di migliaia di persone inermi.
Così,
la violenza accompagna ineludibilmente il corso della storia umana
che purtroppo gronda del sangue non solo degli esseri umani, nelle
recenti guerre sempre più indifesi, ma ormai anche di parecchie
specie viventi, sterminate da un modello di civiltà che ha le sua
fondamenta ben radicate nella stessa violenza.
Per
Severino è lo stesso credere nell'esistenza dell'ente come
oscillante tra essere e nulla che fa sussistere la radice della violenza
dell'Occidente. La disperazione della finitudine è quindi la
perfetta regia di tutti gli orrori che si dipanano da sempre sotto il
nostro sguardo. Cosa dunque replicare al detto latino: “Vim vi,
repellere licet”?
Filosoficamente
e religiosamente lascio ad ognuno la interpretazione che può trovare più congeniale, ma, giuridicamente, non posso che constatare
che tale detto proviene dal diritto romano, in particolare, dal
codice giustinianeo, ed è stato recepito anche dal codice penale
italiano all'articolo 52, secondo cui: "non
è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto
dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il
pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia
proporzionata all'offesa".
Eccoci
dunque alla questione cruciale, rapportata a dei fatti concreti che
sono i seguenti:
Lo
Stato italiano, o meglio, dei governanti eletti con “lex ad porcum”
(la definizione non è la mia ma la loro) hanno deciso di proseguire
ad oltranza un'opera faraonica che anche la Francia ha decretato non indispensabile, e di cui abbiamo già parlato, senza minimamente
prendere in considerazione le proposte concrete delle popolazioni
locali, sottoposte a tale sfregio della natura, e mettendo in atto
anche azioni violente contro chiunque si opponga a tale iniziativa,
consistenti, tra l'altro, in sonore bastonature e in lanci di
lacrimogeni ad altezza d'uomo, ma dovremmo anche dire di bimbo o di
anziani e disabili in carrozzella, perché a difendere il territorio
e la popolazione dallo scempio ambientale, in quella zona sono scesi
in strada tutti, ma proprio tutti, nessuno escluso.
Qualcuno
però lì, ormai sta perdendo la pazienza, ed ha deciso anche di
reagire in maniera non del tutto “passiva”, è questa una
reazione lecita?
Possiamo
o no chiamare, seguendo l'art. 52 del codice penale già menzionato,
“necessità
di difendere un diritto proprio” quella
di salvaguardare l'ambiente in cui si è nati e cresciuti dallo
sventramento, dall'inquinamento e dal rischio di una opera faraonica
inutile e dannosa che, come altre molto numerose, potrebbe un giorno
non lontano essere persino lasciata a metà, monumento perenne
all'ostinata idiozia umana?
E
non è forse la mobilitazione permanente di quelle popolazioni una
azione per tutelarsi contro “il
pericolo attuale di un'offesa ingiusta”?
Gianni
Vattimo, di recente, è intervenuto su tale questione in maniera
molto esplicita, affermando tra l'altro: "La
vera violenza è quella dello Stato che militarizza il territorio per
realizzare un’opera inutile"
e ancora: "Io
non sono un violento ma appoggio le reazioni anche non legali contro
le scelte di un Parlamento non legittimo, se non formalmente".
Diego
Fusaro,
che
è stato suo allievo, rincara la dose: “chi
vuol essere coerente non può puntare il dito contro i No Tav senza
condannare la vera violenza che ci viene perpetrata quotidianamente:
quella dell’economia sugli uomini, delle agenzie di rating, del
Fondo monetario internazionale, dell’Europa. Oggi la democrazia non
esiste. Oggi lo Stato italiano e quindi il suo popolo non sono
sovrani sul proprio territorio, basti pensare allo scempio delle basi
militari americane. E’ il mercato la violenza di tutte le violenze
e il presupposto che la velocità con cui viaggiano le merci sia più
importante di quanto pensi una comunità ne è la testimonianza»
Ovviamente
i giornalisti e i politici embedded non hanno tardato a rispondere,
evocando addirittura risonanze incombenti di stagioni terroristiche
trascorse da decenni e, tra tutti si è distinto, come al solito,
quello che ormai appare lo sceriffo piddino più solerte della Val di
Susa, il quale ha tirato in ballo addirittura Pasolini per replicare
in maniera sprezzante a Vattimo e a Fusaro: «Non
abbiamo mai apprezzato certe filosofie “à la carte” e alle
parole di Vattimo preferiamo molto di più quelle di Pasolini, che
con una surreale attualità ci racconta ancora una volta come certi
teppisti di eletta tradizione risorgimentale, appartengono a quella
agiata e benestante società alla quale Vattimo ha aderito da tempo
che alla noia preferisce il movimento sovversivo volto a discriminare
chi del lavoro ne fa una ragione di vita»
Ecco
Pasolini dovrebbe leggerlo tutto, anche quando scriveva nella medesima
poesia citata e stracitata sul '68:
“Siamo
ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.
Ma
prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!”
Oppure quando scriveva questi versi:
da mesi e anni di mattutini
sudori - accompagnata
dal muto stuolo dei suoi scalpellini,
la vecchia scavatrice: ma, insieme, il
fresco
sterro sconvolto, o, nel breve confine
dell'orizzonte novecentesco,
tutto il quartiere... È la città,
sprofondata in un chiarore di festa,
- è il mondo. Piange ciò che ha
fine e ricomincia. Ciò che era
area erbosa, aperto spiazzo, e si fa
cortile, bianco come cera,
chiuso in un decoro ch'è rancore;
ciò che era quasi una vecchia fiera
di freschi intonachi sghembi al sole,
e si fa nuovo isolato, brulicante
in un ordine ch'è spento dolore.
Piange ciò che muta, anche
per farsi migliore. La luce
del futuro non cessa un solo istante
di ferirci: è qui, che brucia
in ogni nostro atto quotidiano,
angoscia anche nella fiducia
che ci dà vita, nell'impeto gobettiano
verso questi operai, che muti innalzano,
nel rione dell'altro fronte umano,
il loro rosso straccio di speranza.
Chi
sono i lavoratori della “Val di Susa” che vanno e vengono con i
loro TIR? Sono quelli dello "straccio rosso di speranza" o forse gli stessi che hanno costruito le centinaia di
opere incompiute che, come una condanna, devastano tuttora il
territorio italiano, da Nord a Sud? Guardate quante sono in questo
sito che le enumera tutte, ed avrete la misura di una inciviltà
perdurante in cui lo spreco, la devastazione ambientale, la
corruzione politica e la criminalità organizzata si intrecciano
indissolubilmente fino a costruire una rete mortale per il futuro del
nostro paese. Guardate quanti soldi delle nostre tasse, tra le più
salate del mondo, vanno a rimpinguare le casse dei parassiti del
nostro popolo..http://www.incompiutosiciliano.org/opere/elenco
L'impressione
che abbiamo, infatti, è che questa ennesima truffa faraonica ai
danni dei contribuenti italiani serva solo per fare cassa, in un
senso duplice: in quello della risonanza permanente rispetto ad un
presunto stato di emergenza sociale, spacciato per terrorismo, con lo
scopo di ricompattare un consenso in caduta verticale intorno ai
soliti noti, e in quell'altro senso del malloppo da distribuire a
ditte compiacenti il cui unico fine è far spendere e spandere fino a
che ci saranno quattrini, poi, eventualmente, se proprio i francesi
dovessero desistere, sarà lasciato tutto lì, a marcire come uno
sfregio alla natura e alle popolazioni locali, magari incolpando solo
loro per l'ennesimo monumento nel nulla.
Ci
sono in Val di Susa circa 2000 agenti, poliziotti, carabinieri e
agenti mobilitati permanentemente e lo stesso “sceriffo piddino”,
nel suo blog, riconosce che “Anche
io penso che la spesa per la sicurezza in valle sia esagerata. Però,
poiché militari e forze dell’ordine non sono in villeggiatura ma a
difesa dello Stato e dei lavoratori, Vattimo faccia una cosa utile:
lanci un appello ai suoi amici No Tav affinché cessino le violenze
in modo da poter disimpegnare le forze dell’ordine dal cantiere di
Chiomonte”
Insomma,
rebus sic stantibus, ci sarebbe da credere che lo Stato si sia
trasferito in pianta stabile in Val di Susa e che chi chiede a gran
voce che i soldi utilizzati per quei cantieri si debbano piuttosto
utilizzare per scuole che cascano a pezzi, ospedali che vengono
chiusi irrimediabilmente o per una Protezione Civile che tra poco
cercherà di dirottare le cicogne che portano i bimbi, per
convincerle a scaricare qualche damigiana d'acqua sugli incendi, sia
solo un poveretto che, per evitare colpi di sole, se ne sta sotto
l'ombrellone a pontificare sui castelli di sabbia.
Vogliamo
ricordare a tali solerti difensori della spesa faraonica sul nulla,
come ha votato il loro partito quando si è trattato di ridurre le
pensioni d'oro oppure per ripristinare l'articolo 18?
E'
lo stesso Landini a riconoscere, parlando dei lavoratori, che “Il
Pd ci ha lasciati soli. Il Pd non ha cancellato l’articolo 8,
addirittura ha contribuito alla modifica dell’articolo 18 che ora
serve solo a fare i licenziamenti. Ha votato quelle leggi e non ha
fatto nulla per cancellare quelle adottate da Berlusconi.”
E'
così che si bestemmia il mondo del lavoro nella più totale
indifferenza? Dove è stato buttato quello straccio un tempo "rosso di speranza"?
Diceva Алекса́ндр Алекса́ндрович Блок: : “La
persecuzione più terribile è l'indifferenza”,
stigmatizzando in maniera efficacissima lo stretto legame tra
violenza ed indifferenza, la stessa che genera odio, come anche
Gramsci ci fa notare: “Odio
gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani.
[...] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano
oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io
il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà,
sarebbe successo ciò che è successo? [...] Vivo, sono partigiano.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”
Noi
dunque siamo convintamente partigiani, perché parteggiamo per i
popoli che difendono i loro diritti, noi continuiamo a credere che il
nostro posto sia accanto a loro, che questo sia il nostro preciso
dovere.
Siamo
già abbondantemente scottati dal tradimento delle istanze dei
lavoratori con cui decenni di lotte sindacali e di dure conquiste
sono stati liquidati con furia inciucista e prona indifferenza
prostrata nel culto del dio mercato.
Non
abbiamo ombrelloni a proteggerci da tali scottature, ma solo una
vigile intelligenza, quella che sa come, quando, dove e perché
lottare, fino alla vittoria, sempre!
Vim
vi repellere licet: E' e sarà sempre lecito respingere la forza di
un potere autoreferenziale con quella della consapevolezza,
dell'intelligenza e della mobilitazione popolare.
C.F.
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