di Carlo Felici
La chiamata a raccolta dei socialisti
italiani nella grande assemblea del 29 marzo per il Risorgimento Socialista è stata sicuramente un
successo sia in termini di partecipazioni e di adesioni (circa 300)
che in termini di qualità di interventi.
Per chi è abituato alle riunioni dei
partiti padronali o di consorteria, in cui un padrone o padroncino di
partito o di corrente detta la linea ai partecipanti, sicuramente è
stata una novità, in cui è finalmente tornata a scendere in campo
una creatura che molti davano per estinta: la cultura politica.
Gli interventi parlano da soli e sono
tutti visibili ed ascoltabili sul sito di Radio Radicale, li
consigliamo vivamente, soprattutto agli appassionati de “la storia
siamo noi”.
Da parte di un PSI, verso il quale
pochissime sono state le voci tendenti al ricompattamento e
moltissime quelle di contestazione alla sua direzione politica,
abbiamo riscontrato due sostanziali reazioni. La prima ad opera di
una segreteria che si è compattata (almeno nel numero dei suoi
partecipanti) nella dichiarazione di antagonismo alla coalizione
sociale di Landini, quasi per marcare una distanza nel “o con noi o
con lui”, e la seconda, francamente un po' sgangherata e con caduta
di stile, del direttore de L'Avanti, il quale in un suo articoletto,
sarà bene sottolinearlo, satirico, ha contestato uno slogan e storto
il naso (ma in modo alquanto grottesco) su uno dei partecipanti. Lo
slogan era “socialismo o barbarie” che campeggiava nello
striscione storico della Lega dei Socialisti, e il partecipante era
il “povero” Marrazzo tornato all'ovile socialista che ha portato
il solerte direttore a ironizzare inizialmente su “socialismo e
galera”, per altro cancellato dopo le prima reazioni disgustate di
vari compagni.
Ha per altro insistito dichiarando
testualmente “La verità è che le più grandi barbarie sono state
compiute in nome del socialismo, dal nazismo al comunismo”
Un po' come se un papa dicesse: le più
grandi nefandezze sono state compiute nel nome del cristianesimo,
dalle crociate al rogo degli eretici, oppure un iman dicesse gli
orrori più grandi sono stati messi in atto nel nome dell'islam:
dalla caduta di Costantinopoli alle imprese dell'isis.
Ora, sappiamo che il socialismo non è
una religione, pur tuttavia esso resta per molti compagni una “fede”,
sicuramente priva di orizzonti metafisici, ma non meno escatologica.
E' anche del tutto ovvio che il
socialismo non è un assoluto, in cui tutte le vacche possano essere
nere o rosse, ma una concezione dialettica dei rapporti sociali ed
economici ed anche della storia.
Del Bue rimarca che non può esistere
un socialismo senza aggettivi e però milita, anzi dirige l'organo
ufficiale di un partito che ha come unico aggettivo: italiano, e poco
tempo fa non aveva nemmeno quello, sarà questa sua ironica
provocazione forse il viatico di un ennesimo tentativo di cambiare la
sua “ragione sociale”?
Sicuramente la questione oggi non si
pone nei termini di uno slogan, ma di alcuni interrogativi che lo
stesso Del Bue acutamente pone tra le righe dei suoi commenti e che,
in quanto più seri, meritano ben altro spazio. Essi sono: "Inoltre
vorrei confrontarmi con voi su cosa significa Risorgimento, chi e
cosa debba risorgere, con quali soggetti, con quali interlocutori.
Voi soli o anche il piccolo Psi, ma sarebbero sufficienti? E voi nel
piccolo Psi o fuori a prescindere da esso? E con quali forze? Non
basta purtroppo la volontà in politica."
A questi ci sentiamo di poter rispondere serenamente in primo luogo, per poi magari tornare a concludere con alcune note sul famigerato slogan.
Risorgimento socialista vuol dire quel che ha sempre voluto dire, non è solo uno slogan per una parte politica o per un piccolo partito, ma è un viatico per un concreto Risorgimento del Paese a cui i socialisti vogliono e debbono contribuire validamente.
Prima di risorgere però, come diceva Lussu, bisogna insorgere, e insorgere oggi significa uscire da un contesto in cui vengono demoliti diritti dei lavoratori, degli elettori e persino dei cittadini, diritti costituzionali. Uscire dall'abbraccio mortale con il PD. Per fare cosa? Per costruire un modello, come rileva Formica, di socialismo largo e condivisibile, con il PSI se cambia rotta e senza il PSI se continua a fare il paggetto di Renzi. Da chi e da cosa? Da un soggetto politico che non sia il PD a guida assolutista renziana e che veda raccolte tutte quelle forze politiche che hanno a cuore i diritti costituzionali dei cittadini, i beni comuni e la tutela di servizi indispensabili, come casa, salute, lavoro, pensioni e scuola, senza i quali non esiste civiltà ma solo la barbarie della emarginazione e della disperazione. Questo dovrebbe fare non solo dell'Italia ma della stessa Europa un "bene comune" da salvare molto di più degli istituti finanziari, e per il quale investire preziose risorse economiche. Con quali numeri? Quelli che si conquistano con una politica coerente e di opposizione, come succede in tutte le democrazie degne di tale nome. Non possiamo tollerare che il PSI o i socialisti in generale siano compagni di “prebende” per tutte le stagioni..Bersani...Letta..Renzi e via dicendo..
E' un lavoro duro, paziente forse troppo lungo e spasmodico per chi è in cerca di collocazioni e vantaggi immediati, ma sicuramente più gratificante di un coma assistito e soprattutto molto più coerente con la nostra storia.
A questi ci sentiamo di poter rispondere serenamente in primo luogo, per poi magari tornare a concludere con alcune note sul famigerato slogan.
Risorgimento socialista vuol dire quel che ha sempre voluto dire, non è solo uno slogan per una parte politica o per un piccolo partito, ma è un viatico per un concreto Risorgimento del Paese a cui i socialisti vogliono e debbono contribuire validamente.
Prima di risorgere però, come diceva Lussu, bisogna insorgere, e insorgere oggi significa uscire da un contesto in cui vengono demoliti diritti dei lavoratori, degli elettori e persino dei cittadini, diritti costituzionali. Uscire dall'abbraccio mortale con il PD. Per fare cosa? Per costruire un modello, come rileva Formica, di socialismo largo e condivisibile, con il PSI se cambia rotta e senza il PSI se continua a fare il paggetto di Renzi. Da chi e da cosa? Da un soggetto politico che non sia il PD a guida assolutista renziana e che veda raccolte tutte quelle forze politiche che hanno a cuore i diritti costituzionali dei cittadini, i beni comuni e la tutela di servizi indispensabili, come casa, salute, lavoro, pensioni e scuola, senza i quali non esiste civiltà ma solo la barbarie della emarginazione e della disperazione. Questo dovrebbe fare non solo dell'Italia ma della stessa Europa un "bene comune" da salvare molto di più degli istituti finanziari, e per il quale investire preziose risorse economiche. Con quali numeri? Quelli che si conquistano con una politica coerente e di opposizione, come succede in tutte le democrazie degne di tale nome. Non possiamo tollerare che il PSI o i socialisti in generale siano compagni di “prebende” per tutte le stagioni..Bersani...Letta..Renzi e via dicendo..
E' un lavoro duro, paziente forse troppo lungo e spasmodico per chi è in cerca di collocazioni e vantaggi immediati, ma sicuramente più gratificante di un coma assistito e soprattutto molto più coerente con la nostra storia.
Tornando infine alla questione
“socialismo o barbarie”, possiamo solo rilevare che quello slogan
è del 1915 e che preludeva ad una delle barbarie più grandi e
terrificanti che siano state messe in atto: una grande guerra che,
tra i suoi mostri più terribili, ha anche partorito il fascismo, il
comunismo stalinista e il nazismo i quali, dunque, non sono
emanazione diretta o distorta del socialismo ma appunto della
barbarie che si voleva scongiurare ad ogni costo, e contro la quale
lo stesso Matteotti arrivò addirittura a reclamare una insurrezione.
Quello slogan, tra l'altro, è frutto
di una translitterazione di una frase di Marx tratta dal Manifesto
che probabilmente la Luxemburg menzionava a “sua” memoria, la
quale suona così: “Socialismo o decadenza nella barbarie”
(Sozialismus oder Untergang in der Barbarei!)
Marx evidentemente si riferisce non
all'arrivo degli antichi barbari, ma piuttosto al fatto che la
società in cui domina il modo di produzione capitalistica è tanto
triviale e incivile da essere al di sotto delle società in cui era
l'essere umano il fine della produzione stessa.
Però pare che Marx non sia stato
capito nemmeno da Bordiga, il quale, proprio contestando tale slogan,
torna ad identificare la barbarie con un periodo della storia umana,
concetto del tutto estraneo alla teoria di Marx.
Nella confutazione di “socialismo o
barbarie” infatti lo stesso leader comunista fa osservare che,
sarebbe stato opportuno parlare di Socialismo o civiltà, in luogo di
Socialismo o barbarie, giustificando tale assunto con il fatto che
gli stessi Marx-Engels consideravano che i barbari avevano rigenerato
l'Occidente (cfr. “Avanti, barbari!” Battaglia comunista 1951,
n.2)
Noi però sappiamo bene che la
costruzione di un autentico socialismo coincide con quella di una
civiltà, quindi restiamo convinti che la questione resti in termini
spinoziani: Sozialismus sive Civitas: il Socialismo ovvero la Civilità,
si tratta solo di essere consapevoli di come possa sgorgare da una
coscienza, e non da una imposizione.
Oggi tale coscienza si fa
particolarmente urgente, al punto da superare anche il vecchio
concetto di “barbarie”
Al tempo in cui Rosa Luxemburg parlò
di quella alternativa era infatti in atto una fase progressiva
dell'imperialismo ma il capitalismo non aveva ancora avuto modo di
affermare la sua capacità di “distruzione produttiva”, perché
nessuna potenza aveva ancora gli arsenali per annientare l'umanità
con armi atomiche e non era ancora in atto un sistema globalizzato di
sfruttamento delle risorse ambientali tale da distruggere la loro
stessa capacità di rigenerarsi .
L'aggiornamento odierno di tale slogan
dovrebbe essere dunque questo: Socialismo o autodistruzione,
ovviamente se per Socialismo intendiamo, in una opportuna dialettica
della storia e delle questioni economiche e sociali, anche
l'insopprimibile variante ambientale e lo decliniamo di conseguenza
come Ecosocialismo.
La dialettica è evidentemente la
ricerca di una sintesi, di un equilibrio, ove questo si sia rotto per
un eccesso di tesi o di antitesi.
Il dibattito che si è aperto il 29
continuerà..se qualcuno vorrà fossilizzarsi nella difesa ad
oltranza di una tesi o di una antitesi, che sia di un singolo o di un
partito (ora le cose, per altro, tendono a coincidere) non darà un
contributo costruttivo.
Lasciamo quindi alla stessa coscienza
delle compagne o dei compagni la possibilità di suggerire loro se e
come continuare insieme tale cammino.
Ricordiamoci solo che oggi la barbarie
è anche restare spiaggiati, boccheggiando su un'ultima spiaggia.
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