Sulla tragica vicenda della strage di
giornalisti in Francia è in corso un alluvione di inchiostro, è
dunque difficile sottrarsi al rischio di aumentare la “piena”,
vorremmo invece cercare di contenerla nei limiti di un'analisi quasi
telegrafica che possa restituirci almeno un buon senso e una ragione
tali, non tanto da esaltare le “magnifiche sorti e progressive”
di un Occidente sempre più avvitato su se stesso, al punto da
sostituire la sua O iniziale con una A, quanto piuttosto affinché
siano capaci di restare indenni nel diluvio di parole della strategia
di “distrazione di massa” che da un pezzo accompagna quella di
distruzione di massa che viene operata altrove, un po' più lontano
dai nostri schermi televisivi.
La presenza di Netanyau che sfila a
Parigi è il simbolo più emblematico di tutto ciò: dell'applicare
cioè in patria la distruzione di massa, e altrove invece la
distrazione di massa.
Vi si è sottratto Obama, ma non
sappiamo se consapevolmente e di sua iniziativa, oppure perché
sconsigliato dai suoi servizi segreti, che forse hanno ridotto di un
certo livello la fiducia in quelli francesi. Gli unici, per altro a
spiccare in questa tristissima vicenda per scarsa efficienza ed
affidabilità.
Che la sede del giornale e dei
giornalisti colpiti fosse un bersaglio nel mirino di certo islamismo
terroristicamente militarizzato, era infatti noto da tempo, e
l'ultima vignetta-sfida profetica lo dimostra ampiamente. Il sospetto
è però anche che quella profezia-sfida potesse essere proprio una
provocazione per fare uscire allo scoperto certi gruppi e colpirli
meglio. Se è così, bisogna dire che il fallimento è stato
disastroso e grottesco. Ma lasciamo perdere il complottismo e
concentriamoci sui fatti.
Che l'ISIS e i suoi scherani siano
aiutati e tenuti in piedi non solo da alcuni paesi arabi oltranzisti,
ma anche da servizi segreti di paesi dell'Occidente che hanno come
mira principale quella di tenere alta la tensione al punto da
giustificare la permanenza dell'unico gendarme armato possibile, con
tutta la sua potenza di fuoco, nel Mediterraneo, è un fatto
abbastanza acclarato.
La stessa Francia ha permesso che
venissero arruolati migliaia di fondamentalisti islamici da spedire in Libia e in Siria, ed è facile
immaginare che questi ultimi potessero organizzarsi più o meno
clandestinamente in territorio francese prima di partire, così come
che possano avere considerato di usare le stesse basi organizzative
per altri scopi. Ovviamente fa comodo credere che i terroristi
assassini, per altro ammazzati quasi subito e che, per questo, non
parleranno più, provengano dalla Siria, affinché una certa opinione
pubblica si convinca che intervenire in Siria sia necessario per
prevenire che altri si organizzino per compiere imprese simili.
La figura dei governi che si sono
recentemente susseguiti al governo della Francia non è certo quella
di aver brillato per capacità strategiche oppure per aver
valorizzato il ruolo di una comunità a cui per altro politicamente,
economicamente e monetariamente la Francia tuttora appartiene: la
cosiddetta Unione Europea, del tutto incapace di esercitare un vero
ruolo autonomo strategico nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. La
goffa grandeur di Sarkozy, per altro imitata pedissequamente da
Hollande, in pieno stile da seconda internazionale dell'armiamoci e
partite, si è miseramente infranta nella incapacità di prevenire
questo eccidio, che fa apparire i servizi segreti francesi come dei
dilettanti e dei peracottari, per altro derisi dallo stesso Netanyahu. Nè la Le Pen dimostra di saper
approfittare di questa debolezza trasversale, se torna a cavalcare
slogan da vecchia repubblica di Vichy come quelli sulla pena di
morte. La pena di morte c'è e c'era nella nazione tuttora più
esposta (almeno così dicono) al terrorismo fondamentalista
islamista: gli USA, ma non ha tolto un pelo né dalla barba e né dai
baffi degli artifici di tali sciagure.
Nessuna pressione ha fatto l'Occidente
e tanto meno la Francia proprio presso Netanyau per convincerlo a
sostenere Abu Mazen nella lotta contro Hamas che, a questo punto, ci
appare come il “miglior nemico” dei falchi israeliani che
vorrebbero risolvere la questione dello stato palestinese con
l'estinzione per bombe dei palestinesi stessi. Molto meglio
minacciare sanzioni al suo governo che a quello russo, che non ci
risulta stia spianando alcun territorio a suon di bombe, anzi, con
tutto che si possa considerare e a ragione Putin un inossidabile
autocrate, sta accadendo l'esatto contrario. E' il governo ucraino,
che pretende addirittura di riscrivere la storia non solo presente ma
anche quella passata, costata decine di milioni di morti solo
nell'URSS, che sta sistematicamente spianando i territori russofoni
che gli resistono a suon di bombe e con la tacita complicità di
tutto l'Occidente.
Seminare vento, da che mondo è mondo,
equivale a raccogliere tempeste, sempre più improvvise e immediate
in quest'epoca non solo di cambiamenti climatici ma anche di
mutamenti geopolitici repentini.
A margine di tutto ciò, nel merito
specifico delle vignette-sfida dei giornalisti barbaramente
assassinati, se ne sono dette di tutti i colori e non vorremmo
aggiungere altre pietose bestialità a quelle già ampiamente
diffuse. Ci basti rilevare che la triste vicenda dei giornalisti di
Charlie Ebdo, ci ha fatto capire quanto sia cinica e bacchettona
quella buona parte della sinistra che mancava poco che avesse
dichiarato..."se lo sono voluto"..mascherandosi dietro il
disgusto per la "blasfemia". Purtroppo molti di coloro che
ne fanno parte o sono ex preti, o preti mancati, e come appunto certi
preti dicevano all'epoca di Pio IX quando qualcosa o qualcuno veniva
scoperto, potremmo concludere con un: “bono a sapesse”..oppure
più semplicemente con un popolaresco: “se sapeva”.
Il buon gusto o il cattivo gusto, e le
eventuali volgarità annesse, con le blasfemie c'entrano come il
cavolo che esce fuori dal cestino della merenda, e meno che mai con
la legge del taglione.
Ogni sura del Corano inizia con “Nel
nome di Dio, compassionevole e misericordioso”, un Dio che non solo
gli arabi ma anche gli ugonotti sanno che non si può né si deve
rappresentare in immagine, blasfema dunque non può essere mai la
caricatura di una idolatria.
Blasfema è piuttosto l'ipocrisia e la
oceanica iprocrisia lo è ancora di più quando mette in campo una
manifestazione che ignora completamente le cause globali che
determinano il crescere di quella disperazione e di quel nichilismo
di cui si nutre la violenza cieca e il terrore.
Noi preferiamo dunque concentrarci
ancora proprio su quelle cause strutturali anziché farci distrarre
per l'ennesima volta dalle conseguenze sovrastrutturali della
diseguaglianza e dell'emarginazione sociale, destinate oggi a colpire
interi stati e intere moltitudini in ogni stato, che con un modello
neoliberista a senso unico turbocapitalista, neocoloniale ed
imperialista determinano e determineranno sempre di più l'espandersi
di quella violenza, purtroppo, come è sempre accaduto, che prelude ed accompagna quelle
guerre che occorrono al capitalismo per rigenerarsi nelle sue crisi
endemiche, congenite e connaturate a se stesso.
Ecco perché a coloro che si stampano
pure sulla fronte lo slogan “Io sono Charlie Hebdo” noi
preferiamo tuttora replicare stampandoci nella mente e nel cuore: “Io
sono Carlo Marx”.
C.F.
C.F.
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