Le recenti elezioni europee hanno in
Italia un vincitore netto, che non è il PD ma l'astensionismo, dato
che rispetto alle precedenti si è perso un buon 20% degli elettori
che votavano in questa competizione elettorale, a dimostrare
innanzitutto la sfiducia crescente del popolo italiano nella UE.
Poi ne hanno, tra coloro che hanno
votato, uno epocale: il PD che ha rinverdito, con lo stesso ruolo che
aveva allora, mutatis mutandis, il ruolo della DC nel 1948.
Stesso ruolo, stessa vittoria
schiacciante, e probabilmente, con le dovute differenze di epoca, per
la stessa motivazione.
Allora la DC assicurava la rinascita
dell'Italia nell'alveo dell'atlantismo segnato dal piano Marshall,
oggi il PD cerca di assumere il ruolo di tutore dell'Italia nei
confronti dei mercati, per fare in modo che il “manganello-spread”
non picchi troppo forte.
Il PCI, allora, per definizione e
ruolo, non poteva vincere, pena il mancato arrivo degli investimenti
americani, e per gli equilibri di Yalta, Grillo oggi non può vincere
perché, altrimenti, lo spread tornerebbe a darci mazzate tali da
farci stramazzare.
Ergo, eravamo un paese a sovranità
limitata allora, e lo siamo a sovranità limitatissima oggi che non
controlliamo nemmeno più la nostra moneta corrente. Da noi il
"mutatis mutandis" si traduce con: "mutiamo sempre più in mutande.."
Grillo oggi, come allora il PCI, ha
spaventato una massa notevole di elettori, e Renzi, come la DC, di
allora, ha “capitalizzato” la paura, assumendo un ruolo
rassicurante e di garanzia che gli ha portato molti voti in più del
previsto, soprattutto da un centrodestra in crisi endemica.
Ovviamente, con questo, non pretendiamo
in alcun modo di paragonare politicamente il PCI al M5S né la DC al
PD, anche perché lo spessore culturale, politico e in molti casi
anche morale, dei partiti della cosiddetta prima Repubblica era
notevolmente superiore a quello dei partiti di plastica o padronali
odierni.
Soprattutto nessuno dei partiti della
Prima Repubblica si è mai azzardato minimamente a mettere in
discussione la sovranità popolare, la Costituzione, il ruolo dei
partiti o quello dello Stato.
Invece Grillo, che pur difende la
Costituzione, vorrebbe rottamare i partiti, i sindacati e buona parte
dello stesso Stato, e Renzi, vorrebbe stravolgere la sovranità
popolare in almeno uno dei rami del Parlamento, scegliendosi gli
interlocutori sindacali adatti e minacciando, ogni volta che qualcosa
non gli torna, di dimettersi, in un continuo “tormentone” della
serie “dopo di me il diluvio”.
Queste elezioni, come dato di fatto
eclatante, segnano anche il declino definitivo di Berlusconi, sceso
nel consenso a percentuali ridicole per le sue pretese, ma siamo
sicuri che nella sua era, ormai al tramonto, le minacce concrete
all'assetto della Costituzione, al ruolo dei sindacati, al mondo del
lavoro o alle stesse Istituzioni democratiche sia stato superiore a
quello che può configurarsi oggi?
La fine di Berlusconi coincide con la
crisi di quella dei suoi amici internazionali: Gheddafi e Putin, non
per niente, una volta liquidato il primo che comprava buona parte del
debito italiano, vendendoci petrolio a condizioni vantaggiose, è
immediatamente seguita la caduta irreversibile di Berlusconi, e oggi
lo stesso Putin, costretto allo “smacco ucraino”, può fare ben
poco per restituire credibilità ad un leader politico che non ha
trovato niente altro di meglio che presentarsi riesumando il nome
stantio del suo vecchio partito, già mandato in soffitta proprio
alla nascita del PD.
Ergo: il PD ha schiacciato Berlusconi,
un po' con l'aiuto dei suoi infiniti guai giudiziari, un po' con
l'aiuto prezioso di Grillo che ha fatto in modo che i voti moderati
del centrodestra si spostassero verso Renzi.
La cosa comica davvero è però che
Renzi, che qualcuno può ben vedere ancora in qualche foto d'annata
non remota, tra Andreotti e Buttiglione, è diventato il leader del
partito “socialista” più forte attualmente in Europa, è un
“socialista” che si accredita stabilizzando il precariato,
negando lo jus soli, dimezzando la sovranità popolare con un Senato
che si vorrebbe di nominati, in particolare ben 21, da parte del
Presidente della Repubblica, con una elemosina di Stato nemmeno ai
più poveri ma solo ad una potenziale clientela votante, con la
marginalizzazione del ruolo dei sindacati e soprattutto con il
ricatto permanente dell' “alternativelos” , della mancanza
assoluta di alternativa al suo operato che, è in fondo, il diktat
ferreo dell'egemonia teutonico-merkeliana in corso in Europa.
Renzi, che si presenta come quello che
dovrebbe essere il principale antagonista di tale politica in Europa,
e che verrà confermata dalla maggioranza dei popolari uscita
comunque vincente dalle urne, si mostra invece come maggior garante
della sua applicazione, in quel pieno clima consociativo, sancito dal
patto perdurante tra CDU e SPD in Germania.
Le vittorie del Fronte Nazionale in
Francia, e quella schiacciante degli euroscettici in Inghilterra,
infatti, non solo non muteranno di una virgola gli equilibri europei
e la politica europea vigente, ma la consolideranno.
Di fronte a questo scenario, non poche
potrebbero però essere le prossime sorprese, se tali indicazioni
politiche si ripeteranno in sede nazionale, se cioè le stesse forze
che hanno vinto in Europa, governeranno in Francia ed in Inghilterra,
ad esempio. E soprattutto se ciò accadrà anche in Grecia.
Non abbiamo la palla di vetro, e non
crediamo che altre elezioni politiche siano alle porte, però il
sentore che non si possa più avere in tutta Europa la certezza che
le indicazioni della BCE cadano a pioggia nell'immediato per essere
eseguite alla lettera, in alcuni dei paesi più grandi ed importanti
della UE è molto forte, e persino l'”abatino” Renzi potrebbe
essere spinto a qualche gridolino in più contro la Merkel, essendo
per altro legittimato questa volta da un voto popolare plebiscitario.
Di certo il suo operato, al di là
delle sue esternazioni trionfali o rassicuranti, dovrà seriamente
mostrare di essere diverso dal tormentone che ci affligge ormai da
vari anni: “più tasse e meno lavoro” Che riesca ad invertire
questo paradigma ci appare come eventualità alquanto remota, più o
meno come un gatto che sbrana uno gnu.
Ci vorrebbe qualcuno a stimolarlo sul
serio, da destra e da sinistra. Da destra per far capire che le
tasse, specialmente se non sono mirate e se non corrispondono ad un
uso adeguato delle risorse, strozzano l'economia e le famiglie, e da
sinistra per far capire che solo una stabilizzazione del lavoro ed
una seria lotta al precariato e al lavoro nero possono assicurare un
incremento delle attività produttive e degli introiti fiscali congrui.
Ma la destra sta affondando con
Berlusconi e tutto il suo “cucuzzaro” e la sinistra, pur avendo
finalmente fatto capolino fuori dal suo ghetto extraparlamentare, con
un quorum raggiunto per il rotto della cuffia, tutto è fuorché un
soggetto politico unitario e determinato a perseguire un programma
concretamente condiviso, tra l'altro ancora ha difficoltà a capire
che le istanze ecologiste vanno pienamente integrate in essa, con un
partito Ecosocialista. Se lo avesse fatto, già da oggi, si
presenterebbe almeno con un 1% in più, andato sprecato ad una lista
verde isolatamente del tutto inutile.
Ergo: Renzi resta l'apoteosi dell'
“alternativlos” del “o io o nessuno”.. “o io o il
diluviante spread”
E potrebbe persino sorprenderci,
facendoci nemmeno tornare allo Statuto Albertino, ma addirittura al
progetto giobertiano del Papa presidente della Confederazione
Italiana..con buona pace di Mazzini, Garibaldi, Turati, Treves,
Matteotti, Gramsci e via dicendo..
Però.. magari avesse letto almeno “Il
Primato Morale e Civile degli Italiani”, così saprebbe che
Gioberti concludeva la sua opera scrivendo: “Laonde io mi
rincoro pensando che la nostra povera patria, devastata tante volte
dai barbari e lacerata da' suoi propri figlioli, sarà libera da
questi due flagelli, prosperando in dignitosa pace. Non vi sarà più
pericolo che un ipocrita straniero la vinca con insidiose armi, la
seduca, l'aggiri con bugiarde promesse e con perfide incitazioni, per
disertarla colle sue forze medesime e metterla al giogo...”
A proposito..chissà dove avrebbero
messo oggi il “moderato” Gioberti, nel parlamento
europeo,..sicuramente tra gli euroscettici e tra i populisti..
“Popule meus, quid feci tibi?”
Carlo Felici
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