Viviamo in una condizione di emergenza democratica e nazionale (a dimostrarlo è il fatto che il nostro ormai è il Paese più corrotto d'Europa) , e in circostanze di questo tipo sovente i popoli, specialmente quando a rischio è la loro libertà e il loro benessere, non solo si mobilitano, ma si rischia che si armino pure.
Purtroppo la storia italiana è infarcita di sanguinose guerre civili, dai tempi di Mario e Silla, di Cesare e Pompeo, di Antonio e Ottaviano, dei guelfi e ghibellini, delle guerre tra signorie e principati, fino a quelle risorgimentali e all'ultima guerra di liberazione che fu anche guerra civile.
Dio quindi ci scampi dall'uscire da una crisi che, per la sua perdurante rovinosità, si sta presentando sempre di più, non solo come crisi economica, ma anche come crisi sociale, morale, politica e soprattutto identitaria, con l'ennesimo bagno di sangue. Esso infatti non potrebbe che portare ad una ulteriore e rovinosa scissione del nostro tessuto nazionale che tanto ne è costato nel passato, ed altrettanto se non di più ci costerebbe per ricostruirlo.
Dalla caduta del muro di Berlino e di quella della cosiddetta prima Repubblica, in più di venti anni, gli attacchi alla Costituzione, alla integrità e unità della Patria e della sovranità nazionale, si sono moltiplicati. Già nel 1993 certe dichiarazioni di pentiti di mafia rivelavano che “il disegno della mafia di formare al Sud movimenti falsamente antagonisti alla Lega era in realtà collegato ad un unico progetto criminale di comune interesse, teso a scardinare le stesse fondamenta dello Stato e dell'unità nazionale.
Che allora, dunque, ci fosse, nelle istituzioni dello Stato qualcuno che era in trattative segrete con la mafia, appare, alla luce di ciò, ancor più grave e insopportabile. Che certi ruoli e responsabilità non siano stati smascherati, o che certuni ricoprano ancora incarichi istituzionali, risulta oggi estremamente pericoloso ed eversivo.
Di questo purtroppo i cittadini si rendono conto poco, così come del ruolo nevralgico che esercitano per la stessa difesa della Patria i magistrati che indagano tuttora su quelle vicende e che, pertanto, meritano un sostegno attivo, incondizionato e combattivo.
Purtroppo molti italiani non si rendono oltretutto conto che oggi il vero rischio che essi corrono, dopo la svendita dei loro diritti e delle loro opportunità sociali ed economiche, e dopo la prostrazione e prostituzione di massa a cui è stato ridotto un paese che prima di impiccarsi alla moneta unica era la seconda potenza manifatturiera d'Europa, è la fine della loro possibilità di essere italiani. Non lo capiscono ed in parte si illudono che ciò addirittura possa comportare dei vantaggi, tornando a campanilismi tanto anacronistici quanto rovinosi che significherebbero solo la feudalizzazione della nostra penisola in nome di clan e mafie di ogni genere.
E' vero sì che probabilmente gli USA, quando hanno visto, dopo la caduta del muro di Berlino, che il nostro Paese non era più la sentinella avanzata dell'Occidente, non solo hanno contribuito a smantellare un sistema politico precedente per loro per altro molto costoso, e che non lo hanno fatto del tutto per motivi meramente strategici e militari (dato che hanno bisogno di basi militari italiane nel nord e nel sud), ma è altrettanto vero che la Germania, dalla sua unificazione in poi, non ha fatto altro che porre condizioni capestro che hanno oggi annullato un concorrente temibile come l'Italia, con il solo scopo di rendere varie zone d'Italia vassalle dei suoi potentati economici, periferie di un impero finanziario. L'euro è servito in gran parte a questo: a sostituire l'egemonia tedesca in Europa rispetto a quella americana. Se il prossimo passo “chiodato” di questa Europa sarà quello di dotarsi di una autonomia anche militare, non è quindi da escludersi, dato il potere economico che può esercitare oggi chi volesse acquistare o produrre a ritmo accelerato armamenti, che vedremo circolare nuovamente molti panzer in Europa, e non solo in Germania.
L'implosione del sistema economico e politico italiano, quindi, sostituendo anche l'egemonia militare tedesca in Italia a quella statunitense, porterebbe ad una inevitabile spaccatura del Paese, probabilmente altrettanto sanguinosa come quella che è già avvenuta nella ex Jugoslavia, con una Italia settentrionale in perdurante orbita tedesca, ed una meridionale che gli americani non abbandonerebbero comunque mai.
Capisco che questi per alcuni possano sembrare scenari da incubo, tanto improbabili quanto avventuristici, ma, vorrei solo ricordare che il solo evocare una caduta del muro di Berlino nel 1986, poteva, allora, fare lo stesso effetto di quello che ho appena detto poc'anzi.
La storia procede con ritmi talvolta rapidissimi e del tutto imprevedibili, tanto che non accorgersi in tempo di certi segnali precisi che appaiono qua e là, corrisponde a non allertarsi quando uno tsumani è già stato identificato come in arrivo su una costa.
Cosa abbiamo oggi in Italia per metterci al riparo da tali pericoli? Temo poco e nulla, più o meno come chi vuole trovare scampo ad una pandemia con una aspirina.
Il Socialismo Europeo? Ma il Socialismo Europeo è in crisi dal 1914, da quando cioè, nella gran parte dei casi la sua versione riformista (con la dovuta e gloriosa eccezione del Partito Socialista Italiano) abdicò alla sua funzione internazionalista e pacifista, in nome del sostegno ad una guerra imperialista che segnò la fine della grandezza e del primato europeo.
E cosa si è avuto negli ultimi anni in Europa da parte del cosiddetto Socialismo Europeo? Che in Francia, con il PSF si instaurò ad opera di Mitterand una sorta di “monarchia democratica” che a poco a poco, rinunciando a gran parte del suo ambizioso programma economico, non solo contribuì a distruggere esperienze socialiste originali e necessarie come quella di T. Sankara, ma che si adattò a convivere con la destra come dimostra il periodo di “coabitazione” tra Josepin e Chirac, lasciando poco o nulla di socialista in eredità al socialismo europeo. Non parliamo poi dell'Austria in cui i socialisti convivono con i liberisti più o meno dalla fine della seconda guerra mondiale, con un consenso tutt'altro che socialista nel senso classico dell'austromarxismo da certuni più volte evocato come un favola dei tempi andati..a male. Nei paesi dell'Est i socialisti si sono rapidamente riciclati da vecchia nomenklatura filosovietica in nuova nomenklatura filoliberista e filo occidentale, con una unica linea di continuità: il mantenimento del potere e dei privilegi, specialmente tenendo bassi salari e costo del lavoro, ma implacabilmente svendendo lo Stato Sociale e offrendo, soprattutto per tutelare la loro inossidabilità di fedeli neovassalli occidentali, basi militari alla NATO a costi convenientissimi. La mitica socialdemocrazia scandinava è morta di fatto con Olof Palme e fu in gran parte tenuta in piedi dal non allineamento ai due blocchi contrapposti durante la guerra fredda.
Nei paesi mediterranei, in particolare Grecia e Spagna, i socialisti forti del largo consenso dovuto all'uscita da rovinose dittature militari e fasciste, più che entrare in sintonia per un progetto di Europa socialista, si son impegnati soprattutto per rafforzare i loro vincoli esterni sul piano militare ed economico, in particolare con la Germania e con gli Stati Uniti, mettendo in opera una progressiva ed inarrestabile deregulation finanziaria che ha arricchito classi dirigenti sempre più colluse e corrotte.
La grande coalizione tedesca ha caratteri ormai analoghi a quella austriaca e si prospetta come un progetto non socialista ma di potenziamento della forza nazionale germanica, in essa Schulz (che grida esplicitamente: chi tocca la Merkel tocca la Germania) assume un ruolo del tutto schizofrenico, predicando bene in Europa, ma razzolando malissimo in casa propria, dove non mette in alcun modo e mai in discussione il rigorismo merkeliano, che ha portato anche in Germania una vastissima porzione di lavoratori, però in gran parte immigrati, a salari ormai piuttosto bassi, e a contare sulla contiguità di un sistema analogo in paesi vicini dell'Est europeo, dove si utilizza manodopera a basso costo e si esportano prodotti traendo costantemente profitto dal plusvalore ottenuto.
L'Italia non fa altro che seguire una traccia politica già configurata in sede mitteleuropea con il perdurante ed inossidabile connubio tra forze di centrosinistra e altre di centrodestra, per altro rinverdendo una tradizione trasformista che risale ai primi anni dell'unità d'Italia e che non ha avuto altro risultato che portare all'impotenza di fronte alla catastrofe della prima guerra mondiale e alla completa resa nei confronti del Fascismo.
Non andranno dunque diversamente le cose oggi, è solo questione di tempo, basta solo che l'imminente fiscal compact cominci a fare seriamente effetto e ad aggiungersi alle già rovinosissime politiche che hanno reso di fatto impotente la nostra economia, e che stanno annientando lo stato, non solo sociale (già in fase di smobilitazione da tempo) ma anche istituzionale, con la perdita progressiva di credibilità di ogni funzione amministrativa sia a livello locale che nazionale.
Uno Stato infatti che impone sempre più tasse e finanzia sempre meno i suoi servizi e la sua efficienza e competitività, è come un condannato a morte che si scava la fossa.
Solo che, in questo caso, quella fossa è destinata a ciascuno di noi, a partire da coloro che hanno minori mezzi e risorse, e a seguire con quelli che saranno costretti a svendere le loro ultime rimaste, per pagare le sempre più rovinose tasse, come colui che sia costretto a tappare la crepa di una diga con un dito, prima, con il corpo poi e infine ad esserne denudato e travolto.
La penosissima e squallida compagine parlamentare in cui una forza di governo si affanna a far passare un decreto che impone un ricatto ai cittadini: o la casa o l'oro della famiglia Stato, e una opposizione che prima sbraita incarognita e poi lascia alla chetichella l'aula parlamentare invece di sfidare il Parlamento con il voto segreto, ci mette tutti di fronte ad una vera e propria emergenza nazionale, non solo democratica ma istituzionale, politica e morale innanzitutto.
E' più che mai palese tutto ciò in un contesto in cui la Repubblica stessa e la Costituzione nata dalla Lotta di Liberazione, dalla Repubblica Romana e dalla Resistenza sono minacciate da un accordo che le calpesta, così come calpesta la lotta democratica di chi ha denunciato la precedente legge elettorale orrenda ma pur migliore di quella che ci vogliono imporre ora un condannato in via definitiva e un condannato in primo grado, in spregio ad ogni tentativo anche solo di emendarla.
Potremo anche cercare in un ultimo conato di dignità, di sostenere chi in Europa si affanna a voler rinegoziare certe clausole capestro come il fiscal compact, senza però dimenticare chi voleva farlo molto tempo prima che si arrivasse all'inferno strozza popoli attuale, ma, in ogni caso, non potremo certo invertire la direzione di un'auto lanciata in una corsa folle verso il muro del suicidio collettivo.
Perché, quando il fiscal compact come altre clausole capestro entreranno a regime, rendendo impossibile la vita alla maggior parte dei cittadini italiani ed europei, non è da escludere che molti di loro, prima di ammazzarsi in silenzio come quelli che lo hanno fatto prima d'ora, cominceranno a prendere seriamente in considerazione il motto latino “MORS TUA VITA MEA”.
Il popolo non si muove ancora "seriamente" perché ancora non ci sono grandi e forti esempi che lo smuovano: ancora non ci sono i Mazzini, i Pisacane e i Garibaldi, i Rosselli, i Lussu, i Gramsci, i Pertini, i Terracini che siano disposti a fare sul serio: tutta gente che, quando fu necessario non esitò a prendere le armi, a combattere e, in spregio ad ogni convenienza, a morire per cambiare seriamente le cose, gente che nei tempi in cui visse fu considerata terrorista, gente che pur costretta a vivere o a morire in clandestinità, non si fermò in alcun modo.
Questo è ancora un paese straordinario, non date nulla per scontato, perché potrebbe sorprendervi sul serio, all'improvviso, quando meno ve lo aspettate, magari quando dormite.. Non dormite troppo allora, non abituatevi a nulla, perché a combattere potrebbero tornare persino quelli che rischiano la condanna a morte o quelli già morti..quindi..
..ESTOTE PARATI.
C.F.
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